Da oggi il naufragio della Costa Concordia del 13 gennaio 2012 all'Isola del Giglio diventa una grande partita sui maxi-risarcimenti. E si preannuncia uno scontro, per ora 'a distanza', fra la compagnia Costa e il comandante Francesco Schettino la cui difesa assimila il naufragio ad ''un incidente sul lavoro'' causato dalla gestione aziendale. E' quanto si ricava dopo il primo giorno di udienza preliminare aperta stamani (ieri, ndr) a Grosseto per esaminare le richieste di processo contro Francesco Schettino e altri cinque indagati considerati i colpevoli delle 32 vittime , dei feriti e degli ingenti danni materiali dovuti al naufragio. Oggi e' emerso che pool di avvocati venuti da tutta Italia tenteranno di ottenere nel processo enormi somme a carico non solo dei futuri condannati, ma principalmente della compagnia Costa Crociere. Le prime stime sono per risarcimenti da capogiro, veri segnali di quella che sara' - pur senza dimenticare le vittime - una vera battaglia in aula. Solo il Comune del Giglio ha stimato in almeno 80 milioni di euro il danno subito dal naufragio della nave, ancora semisommersa davanti al porto. ''La nostra immagine sara' per sempre associata al disastro'', ha detto l'avvocato Alessandro Maria Lecci evidenziando uno degli argomenti - non l'unico, gli altri riguardano i danni ambientale, paesaggistico, e perfino il 'blocco' della macchina comunale da mesi - a sostegno della richiesta di costituzione di parte civile. Mentre 30 avvocati italiani di 100 naufraghi, riuniti nel pool 'Giustizia per la Concordia' - che stamani ha presentato alla procura di Grosseto una denuncia contro i cda di Costa e Carnival per allargare le indagini - hanno determinato per i loro assistiti, che erano a bordo della nave e scamparono alla morte, cifre medie di un milione di euro a testa chiedendo il sequestro conservativo di una nave della compagnia. Un altro avvocato per i 'suoi' naufraghi ha parlato di 500.000 euro di risarcimento per ciascuno. Somme esorbitanti che solo la Costa sarebbe in grado di pagare se nel giudizio verra' qualificata come responsabile civile del naufragio. E che vanno ben oltre la condanna - in patteggiamento il 10 aprile scorso davanti al gip - ad una sanzione da un milione di euro, che e' una cosa diversa. Eppure la stessa compagnia ha ribadito con fermezza, presentando richiesta formale, di essere rimasta danneggiata e di voler ''reclamare i danni ai responsabili della perdita della nave''. Costa, con i legali Marco De Luca e Alessandro Carella, ha chiesto cosi' di essere parte civile nel procedimento che la vede gia' come condannata. ''Assurdo'', ha commentato l'avvocato Francesco Pepe, della difesa di Schettino, ''pensare che la Costa possa costituirsi parte civile, soprattutto adesso che emergono sue responsabilita''': ''sempre meno appare Schettino come capro espiatorio: Schettino sbaglio' a fidarsi troppo della gestione della Costa Crociere ed emerge sempre piu' che e' un uomo che ha avuto un incidente sul lavoro''. Quanto ai risarcimenti, Pepe ha ironizzato: ''Che risarcimenti credete Schettino possa sostenere? Forse potrebbe perdere la casa ma nulla piu'''. Ad ogni modo la difesa di Schettino si e' opposta alla richiesta di Costa sollevando un vizio formale: l'atto della compagnia sarebbe firmato da un dirigente che non aveva la delega formale a rappresentarla in sede processuale. Se ne sapra' di piu' il 17 aprile, data del rinvio dell'udienza preliminare per consentire alle difese degli indagati di cui la procura vuole il processo - con Schettino, due ufficiali di plancia, il timoniere e due dirigenti della Costa - di studiare circa 200 richieste di costituzione di parte civile. Parti non ancora decise dal gup Molino: naufraghi, associazioni (anche Wwf e Codacons), istituzioni tra cui anche Regione Toscana, Ministero dell'Ambiente, Provincia. L'udienza preliminare nell'aula provvisoria al Teatro Moderno e' durata dalle 9.30 alle 16, con pausa di due ore. Schettino era l'unico, potenziale imputato presente. Non ha parlato con i giornalisti ne' all'arrivo ne' quando se ne e' andato via con i suoi legali; non e' mai uscito, neanche per mangiare: se l'e' cavata con un panino preso al bar del teatro. (ANSA - Michele Giuntini)
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