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Un altro atto della vicenda Trenitalia si è concluso questa mattina con l'esecuzione da parte della squadra mobile di Firenze e della polfer Toscana di 27 misure di custodia cautelare ai domiciliari. L'inchiesta, diretta dal sostituto procuratore Giuseppe Bianco e dal procuratore aggiunto Giuseppe Soresina, ha individuato un sistema di malaffare tra aziende e funzionari corrotti che andava avanti dal 2003.
Gli appalti truccati venivano spartiti sempre dalle solite ditte, un vero e proprio cartello crimonoso che il pm Bianco definisce 'Fratellanza'. All'interno del cartello esisteva un registro di contabilità interno, i cui introiti alla fine dell'anno dovevano essere gli stessi per tutte le aziende. In una mail tra due appartenenti al sodalizio criminale, intercettata dagli inquirenti, si legge: ''Habemus Papam the winner is...'' segue nome e cognome dell'imprenditore a indicare la gara d'appalto appena vinta. "La 'Fratellanza' - spiega Bianco - ha le stesse caratteristiche della mafia, gli appartenenti si fanno riconoscere. Gli altri - continua il magistrato - devono sapere chi sono, propio come il mafioso al quale si lascia pagato il caffè". Un sistema che porta in pratica al fallimento delle società sane.
Le indagini hanno portato a un totale di 56 misure di custodia cautelari complessive e tramite la legge 231 per la turbativa d'asta, che estende anche alle persone giuridiche la responsabilità per reati commessi da persone fisiche che operano per le società, ben 10 imprese sono state bloccate.
Nei video delle forze dell'ordine si vedono imprenditori che passano mazzette sotto banco ai funzionari corrotti, che oltre a denaro ricevano in cambio di preziose informazioni pacchetti vacanze, buoni benzina e addirittura elettrodomestici. Una decina quelli arrestati dall'inizio delle indagini, di cui quattro questa mattina a Firenze, Verona, Milano e Napoli. Di questi, due risultano impiegati alla direzione Audit, l'organo di Trenitalia preposto alla vigilanza interna.
Un ultimo dato interessante che emerge dalle intercettazioni è l'interessamento delle imprese del cartello alle attività dell'Ilva di Taranto, ma in questo caso i giudici hanno le mani legate dal momento che non esiste il reato di corruzione privata, almeno fino all'approvazione della nuova legge. In pratica nelle aziende private sono perseguibili per legge solo gli alti dirigenti e non i quadri intermedi a differenza di quelle pubbliche.
I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione, turbata libertà degli incanti, abuso di ufficio e accesso abusivo alle banche dati riservate di Trenitalia e associazione a delinquere.
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