di Christian Campigli - Il destino dei prossimi cinque anni condensati in sette, interminabili giorni. Le elezioni in Basilicata hanno confermate le tendenze già registrate in Molise, Abruzzo e Sardegna. Il centro destra trionfa, con distacchi siderali dal centro sinistra, i grillini affossano. Pur rimanendo, a livello strettamente numerico, il primo partito in Lucania. Questo voto sarà decisivo anche per la nostra città. Matteo Salvini, dopo i mille tira e molla degli avversari sul nome di Ubaldo Bocci, ha voluto aspettare questa ennesima vittoria per il tavolo definitivo con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni sulle amministrative di maggio. Il 29 si saprà tutto. Il leader della Lega sta accarezzando, da alcuni giorni, un'ipotesi portata avanti da Susanna Ceccardi per mesi e poi lasciata in soffitta per non creare squilibri nazionali. Mettere cioè gli alleati di fronte all'aut aut: o appoggiate mister Azimut o io vado con i Cinque Stelle (che, guada il caso strano, ancora non hanno presentato un proprio candidato). A quel punto Fratelli d'Italia continuerebbero a sostenere Paolo Marcheschi (che da oltre due mesi sta portando avanti, con uno spirito leonino, la sua campagna elettorale in mezzo alla gente) e Forza Italia verosimilmente correrebbe con Jacopo Cellai. Tre candidati distinti, un'ipotesi molto rischiosa, soprattutto al primo turno. Perché ci sarebbe una naturale dispersione di voti. Con grande gioia di Dario Nardella, che domani presenterà in grande stile il proprio programma elettorale. Preferenze che verrebbero ricompattate, secondo la teoria leghista, all'eventuale ballottaggio. In tutto questo complicato ragionamento politico non va dimenticato lo scenario nazionale. Nel tavolo con i tre leader, Matteo Salvini porrà anche la questione del Piemonte, regione diventata fondamentale per la Tav. In un primo momento il centro destra aveva pensato ad un candidato di Forza Italia. Ma dopo le numerose tensioni sull'alta velocità, anche interne al governo, il Capitano vorrebbe un candidato leghista. E questo potrebbe rimettere in discussione tutto lo scenario fiorentino. E magari far saltare quelle che, ad oggi, sembrano certezze granitiche. Unica, assoluta evidenza è quella dettata dal calendario. Mancano appena 61 giorni al voto e il centro destra non ha un proprio candidato, una lista civica di supporto, una sede elettorale del comitato e un proprio programma. Perché, come cantava nel 1999 Gianmaria Testa, “saluteremo dalla nostra finestra il tempo che passa e se passando ci riconoscerà anche il tempo perduto, anche il tempo sbagliato ci risponderà”.
Christian Campigli
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