Come noto, la caldaia ha bisogno di una manutenzione periodica: un intervento che deve essere compiuto da un tecnico specializzato e che, per altro, deve riguardare anche tutti gli altri apparecchi che fanno parte di un impianto termico. La manutenzione caldaie consiste in un insieme di attività di controllo che devono essere effettuate con una strumentazione ad hoc. Si parla, in questo caso, di manutenzione ordinaria, che è diversa rispetto alla manutenzione straordinaria: infatti questa ha solo il compito di ripristinare le funzioni dell’impianto nel momento in cui avviene un guasto dopo il quale c’è bisogno di una parziale sostituzione o di ricorrere a un ricambio.
L’organizzazione di Immergas si basa su più di 600 centri di assistenza tecnica che mettono a disposizione della clientela le competenze di operatori organizzati e specializzati che, in inverno, possono intervenire tutti i giorni, festivi inclusi. La rete dei centri garantisce, in tutta Italia, una presenza capillare, che si aggiunge al rigore delle procedure e alla qualità dei processi, confermata per altro dalla Certificazione UNI EN ISO 9001:2015.
Chi è responsabile della manutenzione di un impianto termico deve far sì che il personale tecnico specializzato si occupi di due tipologie di controlli differenti entro i termini: da un lato la manutenzione ordinaria, di cui abbiamo appena parlato, che ha il compito di mantenere i dispositivi in condizioni ottimali; dall’altro lato la prova fumi, che corrisponde al controllo dell’efficienza energetica grazie a cui è possibile verificare le emissioni nocive e i consumi. La frequenza con la quale la manutenzione deve essere eseguita è riportata sui libretti di istruzioni delle varie apparecchiature.
Ma a chi spetta, in fin dei conti, accertarsi che la manutenzione venga effettuata? Nel caso di un appartamento di proprietà, ovviamente, non ci sono dubbi: tocca al proprietario. Nel caso di un appartamento in affitto, invece, la responsabilità è in capo al titolare del contratto di affitto. Questo, però, è vero solo se si ha a che fare con un impianto termico autonomo. Invece, quando si vive in un condominio in cui c’è un impianto centralizzato la responsabilità spetta all’amministratore. La legge definisce come impianto termico quel sistema di dispositivi fissi che raffrescano gli ambienti in estate e li riscaldano in inverno, oltre a garantire la produzione di acqua calda sanitaria. Di conseguenza, in questa categoria rientrano non solo le caldaie a condensazione e quelle tradizionali, ma anche le caldaie a pellet, le pompe di calore, i condizionatori e i climatizzatori; non, invece, le stufe elettriche mobili.
In base alla tipologia di caldaia con cui si ha a che fare, il controllo dell’efficienza energetica deve essere effettuato una volta all’anno, una volta ogni due anni o una volta ogni quattro anni. È il tecnico specializzato a cui viene affidata la manutenzione che conosce il momento giusto per provvedere alla prova fumi. Una volta che tutte le verifiche e tutti i controlli sono stati portati a termine, poi, il tecnico compila il libretto e redige il rapporto per l’efficienza energetica. A quel punto si può essere sicuri del fatto che sia tutto in regola. Questa, per altro, è l’occasione per capire quali sono le condizioni complessive dell’impianto e se sia il caso di valutare il ricorso a soluzioni nuove. Uno dei principali motivi per cui può valere la pena di cambiare la caldaia, infatti, è la diminuzione dei consumi: d’altra parte il consumo di una caldaia a tecnologia tradizionale è superiore del 30% rispetto a quello di un modello a condensazione.
A incentivare una decisione di questo tipo possono essere anche i vantaggi fiscali previsti a livello statale: per esempio il Superbonus al 110%, ma anche le detrazioni fiscali di Ecobonus e Bonus Casa, da cui può scaturire uno sconto in fattura pari al 50 o al 65%. In alcuni casi, poi, le spese possono essere rateizzate. Insomma, si ha l’occasione di ridurre i costi della bolletta, magari integrando l’impianto con pannelli fotovoltaici e pompe di calore.
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