"Il così detto covo di Riina, la casa di via Bernini del corleonese che ha fatto uccidere i nostri figli in via dei Georgofili è ritornata allo Stato. Il massimo: quando i beni confiscati alla mafia tornano nelle casse dello Stato, confluiscono al Fondo 512 del 1999, sono per noi l'immagine forte della vittoria sulla mafia che ha usato più di 1000 chili di tritolo nel 1993, proprio per salvaguardare tutti i suoi beni illeciti. Ma per noi la domanda è immutata, è la stessa che abbiamo già rivolto e che è entrata nel dibattimento di un processo per mafia a Palermo: se la casa di Salvatore Riina, il suo "covo", fosse stato perquisito subito dopo il suo arresto, i nostri figli sarebbero ancora vivi? Non abbiamo ancora risposte e da troppo tempo le aspettiamo". Così Giovanna Maggiani Chelli, presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili.
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