«La cooperativa Il Forteto è il braccio economico della setta. Per salvarla, restituendo dignità ai lavoratori vittime di abusi e credibilità al brand, il commissariamento è un passaggio tecnico imprescindibile.
Non lo diciamo noi: lo hanno detto gli ispettori ministeriali»: così il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Stefano Mugnai (presidente della prima commissione d’inchiesta che ha portato alla luce gli orribili soprusi ai danni dei minori affidati all’interno della comunità guidata dal ‘profeta’ Fiesoli, oggi di nuovo condannato per maltrattamenti e abusi insieme ai suoi adepti) annunciando il sì del suo gruppo alla mozione che impegna la giunta ad attivarsi presso il MEF per ottenere il commissariamento della cooperativa mugellana.
Del resto, come ricordato da Mugnai in aula, erano stati proprio gli ispettori del ministero per l’economia a richiedere, in era pre-Renzi, il commissariamento della realtà produttiva: «Poi è cambiato il governo – ha ripercorso il capogruppo azzurro – sono diventati ministri persone dai legami strettissimi col mondo cooperativo, ed ecco che è bastato uno statuto etico per trovare che sì, forse le cose si sistemeranno da sole. No: le cose non si sistemeranno. Non si sistemeranno fino a quando, con la commissione ‘Forteto-bis’ che andiamo a insediare a breve e sulla quale ho avuto il piacere politico di registrare le convergenze unanimi dei consiglieri regionali, non avremo raccontato fino in fondo la verità sulle responsabilità politiche e istituzionali. Non si sistemeranno finché la cooperativa verrà lasciata nella disponibilità di Fiesoli e dei suoi adepti. E’ inaccettabile che le vittime, non più ‘sedicenti’ né ‘presunte’ in virtù di sentenza, la mattina si alzino e vadano a lavorare sapendo di trovarsi fianco a fianco, spesso in posizione subordinata, rispetto ai loro carnefici, coloro che hanno fatto condannare con forza e tenacia».
«E’ vero – ha concluso Mugnai – esiste una gamma di interessi legata alla cooperativa; ma esiste anche un quadro delle dignità umane, ed è a quello che ci dobbiamo richiamare votando sì a questa mozione per liberare, salvare, tutelare la realtà produttiva del Forteto che non è distinta e distante rispetto alla setta, come dimostra la sentenza del giugno scorso che chiama la cooperativa a rispondere in solido per i fatti oggetto di condanna. Dobbiamo marcare la distanza rispetto al pregiudizio positivo che ha consentito trent’anni di tragedie ai danni di bambini incolpevoli. Dobbiamo farlo oggi».
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