Tra i principali problemi della malattia c’è quello della ‘transizione’, ovvero di quel delicato passaggio dall’assistenza pediatrica a quella diabetologica dell’adulto che coinvolge un giovane con diabete e la sua famiglia, ma anche medici, infermieri, psicologi e associazioni di pazienti.
Questo, in particolare, il tema al centro del forum “Insieme per il diabete: il lavoro fatto, le nuove prospettive” che si svolgerà domani giovedì 23 marzo alle 15.30 in Sala d’Arme a Palazzo Vecchio a Firenze.
Il convegno, con il supporto di Sanofi, è promosso assieme a Diabete Italia onlus ed all’intergruppo parlamentare con i patrocini della Regione Toscana e del Comune di Firenze. L’Intergruppo parlamentare “Qualità di vita e diabete”, nato nel 2014 per studiare l’evoluzione del diabete e pianificare strategie contro l’incidenza della malattia, è presieduto dall’onorevole Lorenzo Becattini e dal senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri. Dopo la Toscana, il lavoro di sensibilizzazione sulla malattia toccherà altre regioni italiane per concludersi il 14 novembre a Roma, in occasione della Giornata Mondiale del diabete.
Durante il forum, al quale parteciperanno, tra gli altri, la senatrice Emanuela Baio, Presidente della Fondazione Salute & benessere, il Presidente ed Ad di Sanofi Alexander Zehnder, la dottoressa Alessandra Fierabracci, ricercatrice dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, il dottor Marco Nocentini Mungai, Presidente di Federfarma Toscana, la dottoressa Paola Pisanti, Presidente della Commissione nazionale sul diabete, il sindaco di Firenze Dario Nardella, Giovanni Lamenza, Presidente di Diabete Italia, si parlerà di Livelli essenziali di assistenza (LEA), delle ultime novità dalla ricerca, del ruolo delle nuove tecnologie per la malattia, di diabete a scuola e del ruolo dello sport nella vita di un giovane con diabete.
Esistono due tipi di diabete: il tipo 1 è una malattia autoimmune e colpisce prevalentemente bambini e adolescenti; il tipo 2, la forma più diffusa (circa il 90% del totale), insorge generalmente in età adulta e la sua comparsa è legata a fattori quali sovrappeso, dieta sbilanciata, vita sedentaria. In Toscana, secondo un'analisi della Scuola Superiore di Studi Universitari Sant’ Anna di Pisa, si stimano circa 250.000 pazienti con diabete di tipo 2, con prevalenza del 6,5% circa della popolazione totale, mentre i pazienti con diabete di tipo 1 sono circa 7.500 con prevalenza dello 0,3% circa della popolazione totale.
Afferma l’On. Lorenzo Becattini “Il diabete è una patologia che richiede un approccio multidisciplinare, per questo abbiamo coinvolto tutti i diversi interlocutori che ruotano attorno al mondo del diabete, in modo da avere una visione completa dello stato delle cose. Tra le molteplici difficoltà delle persone con diabete di tipo 1, c’è anche il cruciale passaggio dall’età pediatrica all’età adulta: una transizione che per un giovane significa interrompere il percorso fatto fino a quel momento per cominciarne un altro che vede il supporto di professionisti diversi”.
In occasione di questa prima tappa del forum verranno presentati i primi dati di una ricerca Eurisko Gfk sui bisogni dei giovani che affrontano proprio questa specifica fase della patologia.
“Fondamentale - conclude Becattini - che tutto avvenga senza traumi, facendo intervenire non solo medici ma anche psicologi, dietisti, volontari e le associazioni di pazienti, così da evitare un brusco cambiamento di cura e, quindi, di vita”. “C’è poi da superare la sensazione di ‘abbandono’ che un passaggio del genere può comportare per il giovane che può sentirsi, infatti, smarrito di fronte a pazienti più adulti e senza più le figure di riferimento che fino a quel momento lo hanno accompagnato”, aggiunge Giovanni Lamenza che conclude “La transizione è un momento delicato, che il giovane deve poter affrontare con serenità e consapevolezza”.
“Siamo felici di poter intraprendere un percorso di confronto che prende le mosse qui a Firenze oggi e che si svilupperà nei prossimi mesi su tutto il territorio nazionale. E’ per noi un’importante opportunità di ascolto di quelle che sono le esigenze del paziente da cui trarre risposte e iniziative concrete che rappresentino per lui un reale beneficio in termini di consapevolezza e di qualità di vita, nonostante la patologia,” ha commentato Alexander Zehnder.
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