La camorra è anche in Toscana, lo ha stabilito il tribunale di Napoli che ieri ha condannato a 14 anni di reclusione Antimo Liccardo, e a 4 anni Loredana De Felice, con l'accusa di associazione mafiosa, riciclaggio e intestazione fittizie di società.
Liccardo e gli altri imputati, secondo i magistrati, gestivano in Valdarno gli affari del clan Mallardo. Infatti le due società utilizzate per riciclare i soldi del clan, oltre un milione di euro, la Valdarno Costruzioni Srl e la Soc Edileuropa 2 srl, hanno entrambe sede a Figline e Incisa. Il denaro, secondo gli investigatori, è stato investito nella costruzione di fabbricati residenziali a Loro Ciuffenna, Montevarchi e Reggello.
Liccardo, dipendente comunale di Giugliano in Campania, è il cognato del boss Francesco Mallardo, alias Ciccio ‘e Carlantonio, capo dell'omonimo clan.
Nel processo, svolto con rito abbreviato, è scattato anche il non luogo a procedere per avvenuta prescrizione per Paolo Liccardo, consigliere comunale e nipote di Antimo, accusato di riciclaggio aggravato, mentre Michele Quaranta, imprenditore aretino, è stato assolto.
Lo scorso anno si tenne il blitz, condotto dal Servizio centrale Operativo, con gli agenti della sezione criminalità organizzata delle Squadre mobili di Napoli e Firenze, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, che portò alla luce gli affari del clan Mallardo, tra la Campania e la Toscana, fatto di droga, armi e riciclaggio di denaro.
Il clan camorristico è uno dei più influenti e si pone ai vertici dell'organizzazione mafiosa, come scrive anche la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) nel luglio del 2017.
“Un ruolo preminente è stato riconosciuto dagli altri sodalizi federati al gruppo Mallardo“ proprio all'interno dell'Alleanza di Secondigliano.
Un duro colpo per gli affari della camorra in Toscana.
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