Aumentano le badanti italiane a Firenze e in Toscana. Segno dei tempi che cambiano, complice la crisi economica.
Sempre più donne (e talvolta uomini) italiane sono disposte a fare i cosiddetti 'lavori umili', quelli che fino a qualche anno fa venivano svolti soltanto dagli stranieri, mentre oggi fanno registrare un incremento di italiani. L’aumento delle badanti italiane va comunque di pari passi con l’aumento delle badanti in generale, una professione sempre più ricercata in un Paese che invecchia. A fare un quadro dell’assistenza domestica in Toscana, sono le statistiche della banca dati di Acli Toscana su un'indagine condotta sulle richieste rivolte al Patronato della Toscana.
Nella nostra regione, le badanti italiane, attivate attraverso il Patronato Acli, erano 305 nel 2015, sono diventate 350 nel 2016 e 396 nel 2017. Un incremento di circa il 25 per cento in soli tre anni, che fa sì che le italiane siano le bandati più numerose dopo quelle rumene. Anche queste ultime, continuano ad aumentare, seppur di poco (dalle 771 del 2015 alle 788 del 2017). Diminuiscono invece le badanti polacche (passate da 144 a 129 nello stesso arco di tempo) e quelle ucraine, al terzo posto per quantità, che registrano un brusco calo (da 303 a 273). Aumentano invece la assistenti domestiche filippine (da 188 a 210) e quelle georgiane (da 171 a 190).
Per quanto riguarda la provincia di Firenze, anche in questo caso si registra la tendenza dell’aumento delle badanti italiane, con un incremento del 25% negli stessi tre anni presi in esame. Aumentano anche le filippine, raddoppiano le georgiane. Aumentano anche le rumene e le peruviane. Complessivamente, la richiesta di un servizio badanti a Firenze presso il Patronato Acli è raddoppiato.
“Il lavoro di cura era una tradizione dell’Italia di sessanta anni fa, oggi viene riscoperto dalle nostre concittadine in seguito al cambiamento endemico della società, sempre più anziana”. Queste le parole di Giacomo Martelli, presidente Acli Toscana, che aggiunge: “E’ anche la perdita del lavoro e la disoccupazione che porta molti italiani a riscoprire quelli che comunemente vengono denominati lavori umili”.
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