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broken tank

Vendevano mezzi militari fuori uso dall'Italia alla Somalia, quattro arresti a Firenze

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

Operazione "Broken Tank" della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze che ha arrestato i componenti di un’organizzazione criminale specializzata nel trasferire, dall’Italia alla Somalia, mezzi militari dismessi, ma non demilitarizzati.

 

A finire in manette, stamani all'alba, tra Firenze, Pisa e Trapani, tre cittadini somali e un italiano, per i quali la Dda di Firenze ha ottenuto, dal Gip del Tribunale di Firenze, Mario Profeta, su richiesta del procuratore capo Giuseppe Creazzo, e del sostituto Giuseppina Mione, le misure cautelari per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di materiali di armamento.

 

I carri avevano caratteristiche tipiche per l’utilizzo in scenari di guerra, come la torretta per il fuciliere, le luci oscurate, le gomme adatte ai terreni impervi e la vernice speciale che li rende non visibili di notte.

 

Le indagini della polizia stradale della Toscana hanno permesso di scoprire che i componenti della banda, tutti di etnia somala, dopo aver reperito i veicoli militari in tutta Italia, avvalendosi di una larga rete di complicità e connivenze offerta da coindagati italiani (autodemolitori, trasportatori, spedizionieri), riuscivano a trasferire tali veicoli in Somalia, aggirando la rigorosa normativa italiana che parifica i veicoli militari ai materiali di armamento, vietandone la cessione e l’esportazione in assenza di apposite autorizzazioni ministeriali, e soprattutto violando la normativa internazionale, che ha disposto l’embargo verso la Somalia, vietando in modo assoluto il trasferimento di veicoli militari.

 

Gli indagati erano operativi in Toscana, Campania, Calabria, Emilia-Romagna e Sicilia, ed avevano messo in piedi una fitta rete di rapporti per acquistare camion fuori uso dell’Esercito Italiano, per poi trasferirli in Somalia, dove era radicata l'associazione criminale. Gli inquirenti hanno costantemente monitorato la strategia del gruppo, scoprendo che per eludere i controlli doganali divenuti sempre più stringenti, avevano modificato la loro tattica.

 

Infatti, anziché caricare sui container i camion interi e spedirli in Somalia, via mare, li smontavano o li tagliavano a pezzi, in modo da farli apparire, al controllo doganale, come pezzi di ricambio, allegando false fatture o di false dichiarazioni di avvenuta bonifica ai fini ambientali, oppure li riverniciavano per occultarne la natura militare. Una volta che il carico giungeva a destinazione, tutte le componenti venivano assemblate di nuovo, ricostituendo i veicoli nella loro interezza.

 

Dall’Italia l’imbarco era divenuto sempre più difficile, a causa dei controlli doganali stimolati dalle indagini in oggetto, il sodalizio aveva deciso di non usare più i porti italiani, ma quello di Anversa, in Belgio, dove i veicoli militari venivano condotti via terra a bordo di TIR, con il carico coperto da teloni.

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