Era il 20 novembre del 1781 quando il granduca Pietro Leopoldo di Lorena, con Motu proprio, decretò l’istituzione di una ‘comunità’ di Firenze’, ovvero la prima forma di Comune come oggi la intendiamo. Domenica è il 230° anniversario della costituzione del Comune e il ‘compleanno’ sarà festeggiato nella Sala della Miniatura di Palazzo Vecchio con un convegno (ore 10,30) al quale interverranno il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani che parlerà delle figure dei sindaci e amministratori fra il ‘700 e l’800, la professoressa Anita Valentini storica dell’arte che farà un intervento sulla cultura di Firenze nella seconda metà del ‘700. L’incontro al quale sono invitati tutti i cittadini sarà presieduto dai vice presidenti del consiglio comunale Jacopo Cellai e Salvatore Scino.“Il Comune come ente locale autonomo non nasce con la nascita di Firenze, al tempo dei Romani - ha spiegato il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani -: per lungo tempo, infatti, il ruolo della città è stato quello di essere capitale di un territorio più vasto che, a partire dal Medioevo, sotto forma di municipio, signoria, ducato, vedeva il governo della città nelle mani di chi governava anche il territorio dipendente dalla comunità urbana fiorentina”.
Ma con l’arrivo di Pietro Leopoldo le cose cambiano: cominciano anni di grande riformismo, e non per nulla nel 1786 la Toscana è il primo stato al mondo ad abolire, proprio per volere del granduca, la pena di morte. Insieme ad altre riforme, quindi, come l’abolizione dei dazi per la circolazione del grano e la bonifica dei territorio maremmani, Pietro Leopoldo decise appunto anche di costituire la comunità di Firenze. Istituita con atto del 20 novembre 1781, operò dal febbraio successivo, riunendo il governo della città, allora retto da un Gonfaloniere, al Palagio di Parte Guelfa. Il territorio era più ristretto di quello di oggi e comprendeva pressappoco la cerchia muraria. In età napoleonica il Gonfaloniere fu sostituito dal Maire, poi si arrivò all’elezione di un consiglio, poi ancora fu la volta, nel periodo fascista, del podestà. Ormai da 14 anni, adesso, il primo cittadino viene eletto dal popolo.
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