"Stiamo vivendo una delle più gravi crisi economico-finanziarie dell'ultimo secolo eppure ci sono dei dati che inducona ad avere ancora una speranza". Sono le parole di Giuseppe Ponzi neo presidente del Comitato Piccola Industria che ha aperto la conferenza di stamani nella sede di Confindustria in via Valfonda. E proprio i dati sono il punto da cui partire per fare un'analisi del sistema produttivo toscano e da cui elaborare soluzioni strategiche d'impresa. "La piccola impresa a livello nazionale - dice Ponzi - è pari al 98% dell'impresa complessiva e il 94,8% del totale corrisponde alla microimpresa: una media nazionale con cui la Toscana è perfettamente in linea". Ed è in linea anche se si guarda la percentuale media di addetti per impresa: 3,9% quella nazionale, 3,4% quella toscana e 3,6%% quella forentina. Le piccole aziende in genere rispondono meglio ai cambiamenti imposti dal mercato; "la reattività è nel loro DNA". La sfida però è quella di raggiungere i grandi mercati, in particolare quelli orientali. E' chiaro però che si tratta di realtà molto complesse e allora quali le strategie da mettere in campo? Tre i nodi cardine del programma illustrato da Giuseppe Ponzi: Innovazione, Ricerca e Intrnazionalizzazione. E' chiaro che i primi due punti sono legati a doppio filo: "Perchè ci sia innovazione c'è bisogno di rivolgersi al mondo delle Università e quindi ai nuovi talenti. Ma all'Università italiana chiediamo maggior competitività, il che si traduce, vista la delocalizzazione dei nostri atenei, in una maggior aggregazione. Alla Pubblica Amministrazione, invece chiediamo maggior competenza ed efficienza; vale a dire semplificazione di servizi e certezza delle regole. Bisogna investire nelle infrastrutture e non parlo solo dell'Aereoporto, benchè importante, ma ad esempio dobbiamo puntare, come stanno facendo altri paesi emergenti sulla fibra ottica". Sul terzo punto invece la strategia passa necessariamente attraverso "il contratto di rete", cioè un'aggregazione di imprese che diventi garanzia patrimoniale, perchè "solo così potremo competere con mercati lontani". Infine ma non meno importante, rinsaldare il da sempre critico rapporto tra piccola impresa e banche; attraverso la reciproca conoscenza. "Da una parte le banche dovrebbero visitare e conoscere le imprese radicate sul territorio, dall'altra bisogna creare le competenze necessarie per avvicinare le banche".
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