La trattativa tra Stato e mafia iniziò dopo l'uccisione di Giovanni Falcone, ma si interruppe con l'attentato in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. È quanto si legge in un passaggio delle motivazioni con cui i giudici della Corte d'Assise di Firenze hanno condannato all'ergastolo il boss Francesco Tagliavia per le stragi del '93. «Iniziata dopo la strage di Capaci -si legge nel documento- la trattativa» tra Stato e mafia «si interruppe con l'attentato di via D'Amelio, forse per una sorta di ritirata di chi la conduceva (certamente il colonnello Mori, forse i livelli superiori degli apparati istituzionali) di fronte al persistere del programma stragista, laddove la trattativa avrebbe richiesto quanto meno un armistizio».
«Non sappiamo se era già stabilito che l'attentato all'Olimpico dovesse fallire, sappiamo solo che un telecomando non ha funzionato e quindi la strage è fallita per questo. Anche noi cerchiamo dei moventi ma dobbiamo rimanere estranei al fascino delle ipotesi senza prove». Cos il Procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi ha replicato a Walter Veltroni che, durante l'audizione di oggi in Commissione antimafia, aveva chiesto se era possibile ipotizzare che nella stagione delle stragi in continente «la mafia fosse stata usata come 'agenzià per evitare determinati esiti politici», in pratica per sbarrare la strada a un governo di sinistra.
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