Per fare musica “ci va carattere e fisarmonica, senso del brivido e solitudine”
Sab, 13/10/2012 - 12:20 — La Redazione
Irma Spettacoli presenta Lella Costa in Arie regia di Giorgio Gallione giovedì 15 novembre ore 21.00 al Teatro Puccini.
“Nel marzo del 2010, gli Amici del Conservatorio di Milano hanno deciso di insignirmi del premio
“Una vita per la musica”, insieme a Luciana Serra e Liliana Cosi, e scusate se è poco. Lì per lì ho
pensato si fossero sbagliati: macchè, me l’hanno confermato. Convinti e contenti. E la motivazione
era, tra l’altro, bellissima. E coglieva nel mio lavoro qualcosa “che aveva a che fare con la musica/e
il modo in cui la musica scorre, emblema della vita/e come non puoi isolare una sola nota e dire/se
va bene o no:devi aspettare/che sia finita”. Questi versi di John Ashbery, scoperti mentre lavoravo
al copione di “Ragazze”, alla luce di quel premio acquisivano un valore e un significato ancora più
precisi e decisivi: non mi è sembrato saggio ignorare tutte queste coincidenze. E così sono andata a
rileggermi i copioni dei miei spettacoli, da “Ragazze” su su fino ad “Adlib”, per verificare se
davvero in ognuno di loro ci fosse, più o meno esplicito, più o meno consapevole, qualcosa “che
aveva a che fare con la musica”. E se ci tenete a saperlo sì, c’era. C’era la costante presenza della
musica, non solo come semplice colonna sonora, ma proprio come voce altra, come interlocutore e
comprimario e complice di palcoscenico; e c’erano anche, in ogni testo, dei brani costruiti con unascansione metrica che li rendeva molto più simili a uno spartito che a un copione, a un assolo che a un monologo . Piccole romanze recitate. Arie.
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Riproporle, oggi, non vuole essere soltanto una sorta di rivisitazione antologica, ma anche e forse
soprattutto un’occasione per cucire insieme momenti in apparenza lontani e diversi e magari
scoprire che sì, c’è un filo che li unisce, ed è saldo, e regge al tempo e all’usura. Quanto al colore,
non può essere che “rosso Marras”, il ligazzo rubio che da qualche anno avvolge di bellezza i miei
abiti di scena, e non solo.
E poi a tutto questo materiale, che è ricco e vivo e vibrante di suo, non posso non sommare il
meraviglioso regalo che è stato, in questi ultimi anni soprattutto, lavorare con i musicisti in carne e
ossa, vivi e dal vivo, sul palco e in sala d’incisione: Paolo Fresu, Stefano Bollani, Rita Marcotulli,
Furio Li Castri, Paolo Damiani, Danilo Rea, Antonello Salis, Bebo Ferra. Per non parlare delle
incursioni nella musica classica, con Ruggero Laganà, con Giorgio Mezzanotte, con Rosetta
Cucchi. Insomma: ho un curriculum, e intendo farlo valere. E chissà che non trovi anche il coraggio
di andare a riscuotere la promessa pronunciata in presenza di testimoni da Paolo Conte, qualche
tempo fa, di scrivere qualcosa per la soubrette che è in me (testuale). In fondo è stato lui - il Maestro
che è nell’anima - a dichiarare che per fare musica “ci va carattere e fisarmonica, senso del brivido e
solitudine”: almeno due elementi su quattro mi appartengono profondamente. E se volete scoprire