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giovedì, 06 giugno 2013 - 18:53
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Piazza Duomo

Zenga racconta chi è Gianni Vio - La Fiorentina e il caso Viviano

Immagine articolo - Il sito d'Italia

Walter Zenga è intervenuto ai microfoni di Piazza Duomo su Radio Toscana. Queste le sue dichiarazioni:

 

“Il momento di Viviano? Momenti di crisi capitano a tutti – ha commentato l'ex portiere - ma la forza di un portiere che gioca in una grande squadra deve essere il saper ripartire e andare avanti, o forse può andar bene anche una giornata di riposo: dipende da cosa ne pensano Montella ed il suo staff. Personalmente – ha proseguito - se ho un portiere molto bravo ma che sta attraversando un periodo non fortunato potrei anche tenerlo fermo un giro. Poi dipende anche da come si allena in settimana, ma per il portiere lo stato psicologico è fondamentale.

Io sono nato e cresciuto nelle giovanili dell’Inter, ho sempre tifato per l’Inter, facevo il raccattapalle e andavo in curva con gli ultras: il dispendio mentale era molto più forte di altri. Che poi – ha sottolineato - mi viene da ridere quando alcuni giocatori dopo dieci partite baciano la maglia.

Anch’io sono stato contestato dai miei tifosi perché da me pretendevano sempre e solo il massimo ed il meglio, è logico e abbastanza normale: io tifoso della squadra vedo il giocatore-tifoso e lui è per me quello che non sbaglia mai e pretendo che sia al 100%.

Nell’ultima partita è stato impegnato molto, ha fatto moltissime parate e negli episodi determinanti non è stato fortunatissimo: ha un ruolo per cui ogni indecisione viene notata ed amplificata”.

 

“Se ho scoperto Gianni Vio? L’ho conosciuto nel 2005 quando allenavo la Stella Rossa di Belgrado: sono sempre stato un patito delle palle inattive in quanto portiere – ha precisato. Lo contattai dopo aver letto il suo libro 30% di gol in più con palla inattiva: ci sentivamo via mail all’inizio, facendo gli schemi come fosse una battaglia navale, poi l’ho portato con me in tutte le mie esperienze all’estero. Quest’anno per motivi familiari ha preferito restare in Italia e quando ho saputo che andava alla Fiorentina sono stato molto contento per lui e i risultati sono importanti; lui non è solo il mago delle punizioni: avere lui – ha evidenziato - è come avere un attaccante da quindici/venti gol a stagione. Un giocatore da venti gol si può infortunare, può essere squalificato, ad esempio, ma le palle inattive ci sono sempre in tutte le partite, e lui sa farle sfruttare al meglio: in questo è abilissimo. Prima faceva il bancario, il punto è che bisogna essere competenti: perché sprecare più tempo in palestra o nella corsa, se invece si può lavorare su delle situazioni che mettono in forte difficoltà gli avversari? In una stagione una squadra batte circa 200 calci d’angolo, perché perdere queste 200 occasioni? Vio riesce a portare al gol giocatori che altrimenti non segnerebbero.

Nella nostra organizzazione avevamo stabilito che in ogni allenamento si lavorasse anche sulle palle inattive: lavoravamo costantemente ogni giorno per abituare i giocatori ai movimenti. Quando l’allenatore propone un lavoro del genere, forse un po’ noioso, può contare sul fatto che, quando poi i giocatori vedono i risultati, cominciano a divertirsi in questo tipo di preparazione”.

 

“Non mi piace avere solo un modo di allenare – ha specificato - perché dipende molto dalla qualità dei giocatori che hai: quando alleni grandi giocatori, con grandi capacità di lettura della situazione, l’allenatore li organizza e gli dà delle idee, ma poi sono loro a giocarsela.

Un giocatore deve sempre aggiornarsi, ma anche decidere la scala dei valori della sua vita: io ho scelto una scala in cui la mia famiglia, la qualità della nostra vita e la carriera sono i primi tre. Non è vero che non sono stato richiamato in Italia – ha concluso - è che ho preferito altre opportunità”.

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