Incontriamo Franco Lionetti, figlio di un invalido al 100% degente presso una RSA convenzionata. La legge della Regione Toscana garantisce a tutti gli aventi diritto un sostegno pari al 50% della quota mensile per l'assistenza, ma in realtà moltissimi vengono inseriti in una fluttuante lista di attesa e continuano a sborsare circa 3.400 euro al mese di tasca propria. Addirittura lo scorso 28 febbraio la ASL aveva garantito due mesi di “Ricovero di Sollievo” per tutti i pazienti inseriti in graduatoria, ma chi nel 2010 ha beneficiato di questa quota, ne è stato escluso.
Ecco nei dettagli la testimonianza del Signor Lionetti.
“Il problema riguarda la spesa dei ricoverati nelle RSA – dichiara – la suddetta è ripartita in quota Sociale, quota Sanitaria e quella a carico delle famiglie dei degenti, quest'ultima rappresenta il 50% del totale, ossia la metà dei 100/110 € giornalieri. La Legge Regionale afferma che una persona riconosciuta non autosufficiente dalla UVM (l'unità di valutazione della ASL, ndr) ha diritto al riconoscimento della quota sanitaria. Il Comune di Firenze per determinare la cosiddetta Quota Sociale (la compartecipazione che il Comune dà per venire incontro a chi non riesce a coprire tutte le spese, ndr) considera il reddito dei figli e delle nuore (anche se non sono conviventi) oltre a quello dell'interessato, mentre la Cassazione ha stabilito che deve essere valutato il solo reddito del paziente. Mio padre è stato ritenuto non autosufficiente al 100% dalla Commissione Medica e così è potuto entrare in RSA. È nullatenente, viveva in affitto e come è entrato nella struttura sanitaria ho provveduto ad annullare il suo contratto di locazione ed ho liberato l'appartamento dove risiedeva fino allo scorso maggio. Mi fu garantito che entro due mesi la metà della quota mensile (pari a circa 3.400 €) mi sarebbe stata riconosciuta, così avrei dovuto sborsare (solo...) 1.700 € che avrei coperto in parte con la sua pensione di Statale. Non solo dopo due mesi non è successo nulla, ma è stato inserito in una graduatoria – prosegue – dove inizialmente era 145°: martedì scorso ho potuto verificare che mio padre era sceso al 211° posto. Sono seguito da tempo da un avvocato, ma ci si scontra contro i mulini a vento...c'è un'associazione, che si chiama ADINA, che aiuta i familiari delle persone non autosufficienti che ha dato vita, con i suoi sostenitori, ad una serie di manifestazioni di denuncia, arrivando fino ad incatenarsi davanti alla ASL di Santa Maria Nova. A seguito di tutto ciò, il 28 febbraio, la ASL, nelle figure del Dott. Gori e Dott. Tucci e la Società della Salute, mediante Carolina Cuzzoni, dopo aver ricevuto una delegazione della ADINA, garantì due mesi di “Ricovero di Sollievo”, a carico della ASL, per tutti i pazienti ricoverati nelle RSA, al fine di avere il tempo di completare il loro lavoro di organizzazione. Questa promessa non è stata mantenuta: a marzo mi ero trattenuto metà della quota, ma oggi ho pagato 3.500 €, perché, alla struttura dove vive mio padre, è stata data una lista degli aventi diritto dalla quale sono stati depennati coloro che hanno usufruito di questo aiuto nel 2010 e, oltretutto, mi hanno intimato di procedere, entro dieci giorni, al saldo della parte sanitaria di marzo che non avevo pagato. Ci prendono in giro, ricevono le delegazioni e fanno promesse che non mantengono, col solo fine di levarsele di torno e rimandare un problema che sta costringendo centinaia di famiglie ad indebitarsi, o a vendere i propri beni al fine di coprire le spese assistenziali di cui si dovrebbe fare carico la Sanità della Regione Toscana, anche io sto raschiando il barile. Non ne possiamo più, la situazione è insostenibile – conclude - chiediamo che sia riconosciuto quello che ci spetta dalla Legge, ma, visto come stanno gestendo il problema, ci possiamo solo augurare che i nostri cari, al più presto, passino a miglior vita”.
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