di Christian Campigli - “Alle Cascine non ci vado più, questo è quello che mi ha detto ieri un amica. Sono stata aggredita alle Cascine mentre passeggiavo con il cane. Un uomo mi segue, si avvicina sempre di più, mi chiede se voglio la "roba" , non rispondo e accelero il passo. Il cane abbaia, abbaia forte, sente che sono in pericolo e vuole difendermi. L’uomo mi dice di calmare il cane altrimenti lo ammazza. Non so chi mi ha dato coraggio. O forse è stato un attimo di incoscienza. Ho scandito talmente forte nella mia testa che. No, non l'ho scandito, l'ho proprio detto. Cosa cazzo fai?? Ero incazzata. Lui: "stai attenta, vi ammazzo entrambi,tanto non ho niente da perdere".
Nello stomaco un forte senso di rabbia nei confronti della vita, delle cose. Torno indietro verso casa, finalmente riesci a vedere le strade, gli stop, il semaforo, le macchine che tracciano interi percorsi. Respiro. Arrivo a casa, abbraccio forte forte il cane. Alle cascine io e il cane non andremo più mentre loro continueranno a spacciare liberamente senza alcun controllo".
Questo è solo un esempio delle decine di post che, ogni giorni, i fiorentini scrivono su Facebook. Il tema è sempre quello. Il degrado, la delinquenza, lo schifo autentico nel quale versa il più importante parco della città. Una situazione immonda.
L'amministrazione comunale, il sindaco Dario Nardella e l'assessore alla polizia municipale Federico Gianassi ce la stanno mettendo tutta. Da sinistra il primo cittadino, a differenza di alcuni suoi compagni di partito, ha capito che consegnare il tema della sicurezza alla destra significa perdere le elezioni. Tutte, una dietro l'altra. Senza nessuna possibilità di giocarsela.
Per questo da almeno sei mesi ci sono stati controlli a tappeto, sequestri e qualche arresto. Purtroppo non basta. Gli immigrati clandestini, che invece di ringraziare il nostro paese per l'accoglienza vendono veleno ai nostri figli, sono sempre li. Spavaldi e convinti che nessuno possa fermare questo incubo nel quale l'Italia è caduta cinque anni fa. Quando si è pensato che far entrare 600 mila africani, in una nazione con il 14,8% di disoccupazione, fosse un'idea brillante. L'integrazione è un processo lentissimo e difficile.
Passa attraverso la voglia di adeguarsi alle tradizioni e ai costumi del paese nel quale si va a vivere. Ma soprattutto dalla dignità che solo il lavoro può dare. Un problema enorme sulle spalle delle amministrazione locali. E' scorretto non sottolineare questo passaggio. Ma, al tempo stesso, è necessario che chi governa una città come Firenze abbia il pugno di ferro e tolleranza zero verso chi avvelena la nostra comunità.
A costo di mettere un presidio fisso di dieci, venti, cento agenti. Perché le Cascine devono tornare il parco dei fiorentini. A ogni costo.
Christian Campigli
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