Undici arresti per un caso di caporalato nel settore edile sono in corso da stamani. La Squadra Mobile di Firenze, con la collaborazione di quelle di Prato e Pistoia, a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Prato, sta eseguendo arresti e perquisizioni dalle prime ore di questa mattina.
Gli indagati sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, impiego di lavoratori non in regola con le norme in materia di immigrazione e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità.
Coinvolte due aziende dell'edilizia con sede a Prato. Una ditta è intestata ad un cittadino italiano e l'altra a due uomini egiziani. Le ditte secondo l'accusa, reclutavano manodopera straniera, sia immigrati con regolare permesso di soggiorno, sia irregolari, in condizioni di sfruttamento rispetto alle norme sul diritto del lavoro.
Secondo le indagini della polizia manovali e muratori venivano assunti totalmente 'a nero', mentre altri venivano assunti con contratti per un orario inferiore al lavoro effettivamente svolto. Gli inquirenti con l'inchiesta hanno ricostruito una rete di sfruttamento che agiva nella Toscana interna.
Secondo quanto emerso dalle indagini, e come riscontrato anche dalle attività di intercettazione telefonica, gli indagati, oltre a favorire la presenza degli stranieri irregolari sul territorio nazionale, tramite fittizie richieste di lavoro, impiegavano alcune società per “regolarizzare” solo formalmente una parte degli oltre 100 lavoratori effettivi, di nazionalità sia italiana che straniera.
La procedura consolidata era semplice: gli stranieri venivano reclutati quotidianamente presso un punto di ritrovo nella città di Prato, trasportati sul luogo di lavoro con auto e pullmini e impiegati nella costruzione di case e negozi in oltre 30 cantieri tra diverse provincie italiane, tra cui Firenze, Prato e Pistoia. Sempre secondo quanto emerso dalle indagini ai vertici dell’associazione figurerebbe un cittadino egiziano di 41 anni con altri due uomini: il fratello di 39 anni, anch’egli egiziano, ed un 45enne originario di Crotone.
I loro stretti collaboratori, incaricati principalmente della gestione, del trasporto e del controllo degli operai, sarebbero stati invece tre cittadini magrebini di età compresa tra i 26 e 43 anni. Il ruolo di intermediario, ovvero di reclutatore, sarebbe invece spettato ad altri cinque cittadini stranieri, anch’essi a loro volta operai.
Tra gli indagati in stato di libertà, per i citati reati nell’inchiesta, figurano anche due fratelli pratesi di 39 e 68 anni che tramite la loro società avrebbero attestato falsamente la frequentazione di corsi sulla sicurezza degli operai affinché quest’ultimi risultassero qualificati sotto questo aspetto.
Il provvedimento è stato eseguito nei confronti di 10 indagati: uno al momento si trova all’estero.
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