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Incontro sindaci e vescovi

Nardella: “Il Mediterraneo è la nostra casa, no alla guerra. Portiamo la Carta di Firenze nelle scuole”

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

"Il Mediterraneo è la nostra casa e in casa non vogliamo la guerra. Cogliamo l’occasione della Carta di Firenze, dichiarazione di pace, per portarla in tutte le scuole e discuterla con i nostri ragazzi”. Lo ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella nel suo intervento conclusivo del forum dei vescovi e sindaci del Mediterraneo in corso fino ad oggi a Firenze.

 

Il sindaco ha rivelato che ieri sera ha nuovamente sentito per telefono il sindaco di Kiev Vitali Klitschko. “E’ stata una telefonata molto commovente - ha spiegato - ma ho voluto trasmettere al sindaco di Kiev il sentimento di questi giorni dell’intero popolo italiano”.

 

“Come diceva il grande architetto e artista dell’inizio del Rinascimento Leon Battista Alberti ‘Firenze è come una grande casa’ - ha esordito nel suo intervento il sindaco - ed è come se in questa casa fossimo riusciti in questi giorni a racchiudere un intero mare attraverso le voci di ciascuno di voi, dei vescovi e dei sindaci, voci che rappresentano milioni e milioni di persone. Noi sindaci qui a Palazzo Vecchio abbiamo avuto un intenso confronto attraverso il quale abbiamo toccato i punti più critici, le sfide più difficili, gli obiettivi più sfidanti e tra questi abbiamo parlato proprio di questo mare che nella nostra mente viviamo come una barriera perché dobbiamo attraversarlo”.

 

“Il sindaco Giorgio La Pira - ha ricordato Nardella - proprio qui nel 1955 ha riunito le capitali del mondo in piena guerra fredda e successivamente ha promosso i dialoghi del Mediterraneo. Il Mediterraneo non è solo un luogo geografico: è un luogo dello spirito. I confini del Mediterraneo, di questo quarto continente, arrivano molto lontano, fino in Ucraina. Per questo noi ribadiamo cosa abbiamo scritto in dichiarazione: no alla guerra, vogliamo la pace”.

“In questi giorni abbiamo rinnovato quel grande spirito di Giorgio La Pira che guardava alle città come attori della diplomazia, la diplomazia delle città è molto forte e spesso è rivoluzionaria - ha affermato -. Pensate che il gemellaggio fra Firenze e Kiev è stato voluto da un sindaco cattolico, Piero Bargellini, del partito cattolico italiano, con un sindaco comunista, il sindaco di Kiev, nel 1968, durante la guerra fredda. La diplomazia delle città rompe i confini e ci fa capire che è possibile lavorare insieme. Per questo abbiamo firmato la Carta di Firenze, che contiene obiettivi chiari: si parla della forza dell’educazione, si parla dell’importanza di formare i nostri giovani. Da qui l’idea di Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea, di creare un’università del Mediterraneo con tante sedi nelle città. Abbiamo parlato della dignità di tutti gli esseri umani, i migranti per primi, e della necessità di salvare sempre, a prescindere, la vita di chi è mosso dalla disperazione: abbiamo chiesto una regola internazionale per tutelare l’ecosistema del Mediterraneo. Ci siamo dati l’obiettivo di portare questa dichiarazione fuori da qui. Io chiedo questo ai colleghi sindaci: quando torneremo nelle nostre città portiamo questa dichiarazione nelle nostre scuole e discutiamola con i nostri ragazzi e i nostri studenti”.

 

“Ringrazio tutti i partecipanti - ha concluso - perché questo dialogo non è stato facile e perché il dialogo è faticoso. Giorgio La Pira diceva che una preghiera è più forte di una bomba. Io vorrei dire che il dialogo è più forte della guerra, e il dialogo ha bisogno di bellezza. Un grande giornalista assassinato dalla mafia, Peppino Impastato, sosteneva: ‘dobbiamo insegnare la bellezza a tutti perché è un’arma contro la paura e la rassegnazione’. Le nostre città sono piene di bellezza, una bellezza piena di senso, e per questo dobbiamo insegnare la bellezza ai nostri cittadini: la bellezza ci permette di superare la paura. Sono felice che oggi parleranno i tre sindaci delle tre città simbolo del mondo e della civiltà: il sindaco di Atene, il sindaco di Istanbul, il sindaco di Gerusalemme. Atene ci ha insegnato la cultura classica, ci ha insegnato che la parola politica deriva da polis, da città, e non è un caso. Istanbul ci ha insegnato che una città può essere un ponte, fisicamente e culturalmente: la porta a oriente e la porta a occidente. E Gerusalemme ci insegna che è possibile una via del dialogo delle tre religioni dalle quali veniamo tutti noi qui. Io sono emozionato e orgoglioso di avere qui per la prima volta – e credo che mai sia successo negli ultimi decenni in nessuna città del mondo – i sindaci di queste tre città che sono il simbolo della nostra civiltà e della nostra storia”.

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