di Christian Campigli - Dopo nemmeno quarantotto ore dal trionfo di Nicola Zingaretti, eletto a furor di popolo come neo segretario del Pd i concetti di “unità”, “bene comune”, e “strada condivisa” sono già andati in soffitta. E al loro posto è iniziata una notte dei lunghi coltelli che durerà settimane e che vede coinvolta, e molto, anche Firenze. Perché la nostra città, feudo indiscusso dei renziani, sarà il laboratorio per dimostrare a tutto il paese che il maggiore partito della sinistra italiana ha cambiato radicalmente linea politica. Secondo il risiko di queste ore la prima testa a cadere dovrebbe essere quella di Marco Recati, segretario del coordinamento metropolitano e autentica bocca di fuoco dell'ex primo ministro. Ma il cambiamento radicale e netto del Pd coinvolgerà anche le liste elettorali per le prossime elezioni comunali. Che saranno riguardate con grande attenzione da Nicola Zingaretti e dal suo staff. “Perché devono essere candidate persone brave e in grado di prendere preferenze. E non gli ultras di quel senatore o di quel deputato che tanti, troppi legami hanno ancora con la nostra città”.
Saldissima la poltrona di Dario Nardella (che da mesi si è staccato, con discrezione, da Matteo Renzi), tra i candidati al prossimo consiglio comunale potrebbero esserci numerose sorprese. I beninformati sussurrano, per ora sottovoce, che è quasi certa la mancata candidatura del presidente del quartiere 1, Maurizio Sguanci. In questo autentico terremoto si dovrebbero salvare i lottiani, visti come un ibrido non pericoloso e quindi tollerati. Almeno al momento. Se Atene piange, certo Sparta non ride. Nel centro destra tutto tace. Un silenzio irreale, che lascia Ubaldo Bocci con i suoi pensieri, nell'insolito ruolo dell'ala destra d'altri tempi. E nella sua solitudine, descritta con maestria dal poeta Fernando Acitelli. Ad oggi, oltre a Dario Nardella, gli unici sicuri di correre per Palazzo Vecchio sono Saverio Di Giulio (Casapound), Antonella Bundu (Firenze città aperta, Rifondazione comunista, Possibile, Sinistra italiana e Mdp), Mustafa Watte (Punto e a Capo) e Andres Lasso (Verdi).
Christian Campigli
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