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Firenze: un giorno da venditore abusivo. “Gli Uffizi come Marrakech” - Video

Immagine articolo - Il sito d'Italia

Abbiamo deciso di passare una giornata da venditori abusivi nel centro di Firenze così come fanno tutti i giorni decine di cittadini extracomunitari che affollano il piazzale della Galleria degli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza Duomo, piazza San Lorenzo, Santa Croce solo per dirne alcune delle zone più affollate dei turisti in visita a Firenze. I pittori e artisti che abbiamo intervistato (che pagano circa 500 € all'anno per l'occupazione di suolo pubblico) hanno ribattezzato gli Uffizi, dove ci siamo messi a vendere, in “piazza Marocco” o “piazzale Marrakech”, dove ogni giorno americani, russi, cinesi, giapponesi e chissà da dove, si fermano ad acquistare stampe e borse false per qualche decina di euro. In verità noi siamo riusciti a rimanere sul piazzale solo qualche ora perché già dal nostro arrivo la situazione si è resa subito 'particolare' con gli abusivi che dapprima ci hanno accolto tra sorrisi e stupore ma che poi sono corsi a segnalarci ai carabinieri che, ovviamente, sono venuti ad identificarci. Abbiamo cercato di raccontare uno spaccato visto anche dagli occhi di chi svolge ogni giorno questo 'lavoro' però facendolo da italiani. Abbiamo ascoltato diffidenza ma anche le storie di queste persone raccontate con rabbia. Abbiamo potuto vedere anche la solerzia dei carabinieri nell'intervenire per prendere i nostri documenti e per 'rimediare' fermando un abusivo e sequestrandogli la merce. Abbiamo anche notato l'assenza totale della Polizia Municipale che non ci è sembrata troppo impegnata nella task force annunciata a Giugno dal sindaco di Firenze Dario Nardella che tanto fece scalpore anche grazie al nostro servizio con le parole degli agenti. In consiglio comunale, l'opposizione calendarizza sistematicamente un atto da presentare sull'inefficacia del provvedimento anti abusivismo del sindaco. E' difficile affrontare questo tema ancor di più se il primo cittadino alza drammaticamente le aspettative. E soprattutto se vive di social anziché di fatti.

 

Matteo Calì

 

 

 

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