Lo storico caffè letterario delle Giubbe Rosse in Piazza della Repubblica stracolmo di gente, in maggioranza giovani, per l'inedito, ma nemmeno troppo, duo composto da Peter Gomez e Filippo Rossi. E' accaduto in un venerdì fiorentino, assolato e ricco di eventi. Motivo dell'incontro, parlare di 'giornalismo irriverente', sottotitolo 'un nuovo modo di fare giornalismo' cioè indipendente che si emancipa finalmente da editori troppo 'vincolati e vincolanti' con precisi interessi economici e culturali da difendere. E' questa la nuova sfida lanciata da Il Futurista, il nuovo settimanale in edicola dal 6 maggio che ha come direttore proprio l'ex giornalista di Farefuturo web magazine, e che ha scelto, come il Fatto Quotidiano, di non usufruire dei finanziamenti pubblici, e scegliere come unico 'padrone' i propri lettori. "Un giornale indipendente, che non accetta potentati e che non vuole essere un organo di partito". Certo è difficile dimenticare la provenienza politica di Filippo Rossi e in ogni caso basterebbe la semantica: 'Fare Futuro', 'il Futurista', 'Futuro e Libertà' a rivelare il legame diretto con il Presidente della Camera. D'altra parte per ammissione dello stesso neo-direttore trattasi di "un giornale non di partito ma di parte, finiano per scelta e non per professione" e quale sia la parte è presto detto, quella "giusta", e che perciò fa dell'antiberlusconismo il suo tratto distintivo. Questo il secondo elemento in comune con il Fatto Quotidiano, di cui Peter Gomez è editorialista e cofondatore. La differenza è che il quotidiano diretto da Padellaro si fonda sulla cronaca politica, il settimanale di Rossi punta alla cultura che fiorisce proprio da quell'antiberlusconismo che si ritiene indispensabile, manco a dirlo, per il 'futuro'. Gomez fa il suo in bocca al lupo al collega, "Sono sicuro che la scelta di trasparenza vi porterà abbonati e lettori". Alla fine un dubbio resta, un giornale "di parte" che intende fare cultura esprime un sistema di valori che costituirà la base ideologica dei futuri elettori, chissà se il suo fine ultimo, la sua ambizione vera non sia dunque dare l'anima a quel 'contingente' terzo polo che anima non ha, nato più da esigenze politiche che da una vera condivisione di idee. Insomma come a dire che tutto dalla politica nasce per poi alla politica tornare.
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