I dati emersi dal rapporto di IRES per CGIL Toscana fotografano una situazione che, pur collocando la nostra regione in una posizione migliore rispetto alla media nazionale e talvolta alle regioni più forti del paese, rappresentano il punto di maggior drammaticità dall’inizio della crisi.
Ne è testimonianza evidente il dato sulla cassa integrazione; con una crescita media del 13,5% senza considerare le domande di cassa in deroga sospese per il mancato rifinanziamento, le domande approvate superano al 30 giugno qualsiasi record dall’inizio delle rilevazioni. Se consideriamo nelle ore di cassa quelle in deroga che al di là del dato tecnico ( approvazione già avvenuta o meno) segnalano il mancato lavoro e il mancato reddito, raggiungiamo la stratosferica cifra di 32.453.476 ore nel primo semestre 2013 a fronte delle 23.341.715 dell’analogo periodo del 2012 con una crescita del 39% effettivo ed una stima di oltre 70 milioni di ore su base annua.
Pur con andamenti differenziati tra province o tra settori il dato di crescita, tra il 37 e il 44% tra tutte le fattispecie di cassa integrazione è abbastanza omogeneo. Preoccupa in modo particolare oltre alla deroga per le note vicende legate alle risorse, il continuo aumento della straordinaria legata alle crisi strutturali dei grandi gruppi.
Il dato sugli avviamenti mostra che gli interventi di ingegneria “mercatolavoristica” possono poco in mancanza di una ripresa della domanda. Tra le elaborazioni proposte, riteniamo interessante raffrontare il secondo semestre 2011 con il secondo semestre 2012 nel quale è possibile misurare l’effetto della “riforma Fornero”; gli avviamenti nel dopo riforma risultano in calo del 1,63% da 325.000 a 320.000 mentre un qualche risultato, sia pure in presenza di una percentuale di avviamenti al lavoro con contratti a tempo nell’ordine dell’86% sembra aversi nelle stabilizzazioni con un aumento dal 12 al 14% dei nuovi lavori a tempo indeterminato che crescono in valore assoluto di circa 6.000 unità. Da registrare anche la crescita dei tempi determinati più contrattualizzati (+ 4,5% e 7.220 in valore assoluto) e la riduzione delle forme meno garantiste come il lavoro a chiamata (-33,9%) oltre 10.000 in valore assoluto. Cala anche in modo consistente il lavoro a progetto (-27,1%) l’apprendistato ed è un dato preoccupante (-9,5%) e come da previsioni cresce (+16%) ma con valori assoluti modesti, il lavoro con partita IVA. Rimane come detto una crescente riduzione delle occasioni complessive di lavoro.
La disoccupazione sfiora il 10% con oltre 161.000 disoccupati ( +14,1% sul 2012); la corrispettiva riduzione del tasso di attività al limite del 62% e l’aumento di oltre l’1% di inattivi scoraggiati così come la crescita dei cosiddetti “disoccupati equivalenti” cioè i cassintegrati a zero ore che aumentano del 20% in un anno, completano un quadro drammatico sul versante occupazione.
Produzione Industriale in calo ulteriore del 5% nei primi mesi 2013 ( sesto trimestre negativo) che rende assai improbabile un’inversione di tendenza nel trimestre in corso. Cala del 9% il tessile, del 7% la metallurgia, del 3% la concia e la pelletteria. Cresce ancora invece ( +2,6%) la chimica farmaceutica con un calo consistente anche per l’industria alimentare.
Export che per la prima volta dopo molti trimestri di crescita esponenziale cede ( -0,6%) ( Italia-0,7%) con una dato che subisce comunque un’influenza dal dato della metallurgia e dall’orafo aretino soggetta a forti oscillazioni. Crescono tra le province Firenze e Massa Carrara a 2 cifre, Lucca del 3%, cedono tutte le altre con Livorno, Prato ed Arezzo che perdono rispettivamente il 16 il 14 e il 13%. Al netto dell’oro comunque la Toscana mantiene un segno più intorno al 4% tuttora apprezzabile sia pure in forte calo.
Turismo: buona la tenuta della spesa turistica degli stranieri anche se si ridimensionano nel numero, con il saldo “entrate- uscite “ saldamente in attivo grazie soprattutto alla performance di Firenze che rappresenta il 70% del valore. Si spende meno, ma in Toscana i turisti spendono comunque quasi il doppio del resto d’Italia.
Calano i redditi reali. Le tasse e i mancati adeguamenti contrattuali, falcidiano i redditi: dall’esame delle denunce dei redditi del 2012, i lavoratori privati con un aumento lordo delle retribuzioni medie del 1,92% vedono una tassazione ( comprensiva di quella locale) che cresce del 4,66% registrando un aumento al netto delle tasse del 1,2% a fronte di un’inflazione del 2,8. Una perdita secca di 1,6% di reddito reale che nei lavoratori pubblici, che non registrano aumenti nemmeno nominali è pari per intero al tasso inflattivo, appunto il 2,8%.
In perdita di oltre 2 punti percentuali anche i pensionati.
Consumi in caduta continua di oltre il 6% nel 2013 e ancora oltre i -20 punti rispetto al 2008 per i non alimentari e vicini a quella soglia per gli alimentari.
Impieghi che continuano a calare: ad Aprile 2013 in rapporto all’analogo periodo del 2011 siamo ad oltre 2 miliardi di Euro in meno di finanziamenti all’industria, 1,6 miliardi ai servizi, con le costruzioni che scendono per la prima volta sotto i 9 miliardi complessivi.
Il dato dei finanziamenti ad imprese e famiglie è quindi il più basso di sempre così come le sofferenze bancarie oltre i 10 miliardi di Euro per la prima volta in Toscana. Si avvicinano pericolosamente fino quasi ad incrociarsi le linee del diagramma tra i finanziamenti a famiglie e imprese delle banche e delle società finanziarie.
Seconda Daniele Quiriconi, responsabile mercato del lavoro e att.tà produttive CGIL Toscana, “siamo di fronte ad un ulteriore avvitamento della situazione economica e sociale che certifica il fallimento delle politiche di rigore e invita a scelte nette sia sul versante del contrasto al disagio sociale con strumenti universali, sia con politiche pubbliche di rilancio dell’economia opposte a quelle dei mesi e degli anni trascorsi. In caso contrario è bene prepararsi ad anni di disoccupazione di massa e a costi sociali altissimi.”
Per Fabio Giovagnoli, direttore di IRES Toscana,” il rallentamento dell’export peraltro prevedibile a fronte del rallentamento delle economie di alcuni dei mercati di sbocco delle nostre produzioni, conferma la necessità di consolidare la nostra impresa attraverso politiche industriali e di programmazione oggi assenti, contribuendo a superare la fase transitoria con interventi e misure straordinarie sul versante sociale.”
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