Riceviamo e pubblichiamo la lettere inviata, oggi al sindaco di Firenze Dario Nardella e all'assessore all'urbanistica Cecilia Del Re, da parte del Consiglio dell'Ordine degli Architetti di Firenze, sulla semplificazione e i tempi e i modi dell'attività della pubblica amministrazione.
"Gentile Sindaco,
Siamo costretti a trattare argomenti che non dovrebbero richiedere una nuova comunicazione: i tempi e i modi dell’attività della Pubblica Amministrazione.
Non affrontiamo questo tema per partito preso, perché non sappiamo apprezzare il lavoro di colleghi impiegati nella Pubblica Amministrazione, non lo facciamo per sentito dire ma per esperienza diretta: vorremmo provare a ritrovare la giusta proporzione tra i tempi della burocrazia e i tempi della realtà.
Ormai è considerato normale attendere mesi e addirittura anni per poter realizzare attività edilizie di basso impatto architettonico o perché i funzionari e i dirigenti temono speculazioni, abusi edilizi, reati, o perché vengono fatte interpretazioni ingiustificatamente restrittive, o perché, ci viene detto, c’è poco personale disponibile.
Ma questa tempistica non è normale, anzi è un forte freno allo sviluppo, all’economia, che quest’anno registrerà in Italia e in tutto il mondo una diminuzione, approssimando per difetto, del 10% e un forte freno al recupero del patrimonio edilizio esistente, che nella logica dei volumi zero dovrebbe essere altresì incentivato.
Peraltro la semplificazione, tanto invocata da tutti, diventa un ossimoro nel momento in cui viene normata, perché è l’esatto opposto del creare una norma in più. Semplificare vuol dire facilitare, instaurare fiducia tra il pubblico e privato, vuol dire togliere. Come non rifarsi, al motto di Ludwig Mies van der Rohe: Less is More? Non si può normare per semplificare, bisogna togliere, come ci insegna un altro maestro, questa volta fiorentino “io intendo scultura, quella che si fa per forza di levare".
E allora la domanda dovrebbe essere: perché per autorizzare le modifiche in un appartamento dovrebbe servire più di un’ora? Tanto basterebbe per valutare, richiedere eventuali integrazioni, o archiviare e permettere l’esecuzione di lavori. Procedere speditamente non significa intaccare il valore dell’architettura, mettere a rischio alcunché. Paesi con analoghe tradizioni di valorizzazione del restauro o del paesaggio fanno in poco tempo quello che noi facciamo in troppo tempo. Il problema sta nelle norme e nelle procedure, sicuramente, ma anche nell’interpretazione spesso farraginosa. Abbiamo detto all’inizio che non parliamo per partito preso, basterebbe che con onestà intellettuale i nostri amministratori si chiedessero se la lunghezza degli iter burocratici è compatibile con i tempi della società reale.
Ma ora più che mai questo approccio non è compatibile con la situazione drammatica che si sta vivendo. Lo smart working, attualmente adottato nel nostro ambito dall’Edilizia Privata del Comune di Firenze non è giustificabile. È addirittura dannoso per chi lavora in proprio (professionisti e imprenditori). I tempi sono ovviamente più lunghi, la tempestività necessaria a mitigare, seppure in piccola parte, gli effetti economici devastanti è un miraggio. Davvero qualcuno pensa di potersi sentire al sicuro dagli effetti economici della flessione dovuta alla pandemia? Non sarebbe segno di responsabilità e di comprensione, per non parlare di dovere, fare tutti il massimo?
Altri comuni con cui i professionisti operano, in questo periodo, ricevono i tecnici e i cittadini attuando procedure di sicurezza. L’attività edilizia, in molti altri comuni, procede a ritmi lenti ma obtorto collo accettabili. Negli altri comuni si percepisce il tentativo di instaurare un clima di collaborazione tra pubblico e privato, che auspicabilmente, in maggiore o minor misura, contribuirà a riattivare un’economia esangue.
A Firenze gli uffici sono chiusi, si può parlare per telefono su appuntamento, si possono fare dei confronti in streaming dopo mesi. Ad oggi, per il mese di agosto gli appuntamenti con i tecnici sono completi (48 in tutto il mese, per una città che sta cercando di rialzarsi!), in un mese nel quale molti saranno impossibilitati ad andare in vacanza per cui ci sarà più gente disposta a lavorare, almeno nel settore privato. Per settembre non è possibile ancora prendere appuntamenti e ci saranno 78 disponibilità in tutto il mese.
Sembra che l'Amministrazione viva due realtà separate: in una denuncia la mancanza di entrate per la flessione del turismo, fino a minacciare di dover vendere il patrimonio pubblico, nell’altra non attiva gli uffici che potrebbero far girare l’economia dei cantieri, con l’immediato incasso degli oneri di urbanizzazione, con l’attivazione della filiera delle costruzioni, che comporta un ritorno nelle casse pubbliche in termini di tassazione generale.
L’emergenza Covid va affrontata con il massimo dispiegamento di forze e di responsabilità, l’economia quest’anno sta precipitando, l’emergenza sanitaria non è assolutamente superata ed è possibile che si avvertiranno ulteriori contraccolpi negativi. Non è sufficiente tutto questo per affrontare questa situazione con uno spirito più costruttivo?
Il Comune di Firenze dovrebbe rendere più semplice del normale accedere agli uffici, presentare le pratiche, fare l'istruttoria, approvare le pratiche, far partire i lavori.
Distinti saluti,
Il Consiglio dell'Ordine degli Architetti P.P.C. di Firenze"
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