di Christian Campigli - Cinquanta metri di antenna. Una stazione radio base della Telecom. Alta, enorme, maestosa. E orrenda. Un autentico spregio al panorama. Edificata durante il mese d'agosto, quando molte persone erano al mare, in ferie. Di nascosto, per non destare troppe chiacchiere.
Già messa così la notizia sarebbe grave, diventa scandalosa (si, scandalosa) perché questo ricevitore è stato posto a poche centinaia di metri da un asilo nido pubblico Erbastella. In via della Chimera, a Coverciano.
I residenti hanno subito protestato, prima attraverso i social network e poi presentando un esposto in procura. Ad oggi non esistono studi specifici sulle onde radio. Non si può dire con certezza assoluta che provocano tumori o altre malattie, come ad esempio il fumo.
Ma se anche non sono dannose in termini assoluti, cerco non portano benefici. In particolar modo ai cervelli di bimbi di un anno o poco più. Che, come è ovvio a tutti (no, a tutti forse no) a quell'età non sono ancora formati del tutto. E quindi più fragili. Da proteggere.
Siamo sicuri che la legge sia stata rispettata. Ma non sempre quello che non è illegale è anche giusto. A volte il dimenticato buonsenso potrebbe, anzi dovrebbe essere il termometro per capire le situazioni. Se c'è un asilo nido nelle vicinanze l'antenna non deve esserci. Punto. Senza se e senza ma. E pace se i cellulari prenderanno un pochino di meno o se il video del nostro sito caricherà con una frazione di secondo in più.
Qui c'è di mezzo la salute dei nostri figli. E su quella non si discute. Per ora la politica tace. Meglio non disturbare i giganti della telefonia. La speranza è che la magistratura abbia più coraggio. Ce lo chiedono i nostri bambini. E questa volta lavarsene le mani sarebbe un delitto. Capitale.
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