"Lei ebbe effusioni con l'appuntato Marco Camuffo, lo considerava sexy, le piaceva, provava interesse per lui?". "No, per nulla, mi ricorda mio nonno. Neppure all'inferno mi farei toccare da lui". Emergono i dettagli, raccolti dall'agenzia Ansa, dell'incidente probatorio nel processo a Firenze che vede due carabinieri accusati di stupro.
Ieri si è svolta l'udienza di oltre 13 ore, nel corso della quale le due giovani Usa hanno risposto alle domande. Il quesito del gip era nell'elenco dei 250 proposti dai difensori al giudice, molti dei quali non sono stati ammessi.
La deposizione delle ragazze si è tenuta con modalità protetta: una per volta, in una stanza collegata audio-video con un'altra ala dell'aula bunker di Firenze, e dentro solo il giudice che rivolgeva domande coadiuvato da un interprete.
Nel corso dell'udienza è emerso dalla perizia tossicologica il "conclamato stato di ubriachezza", in cui si trovavano le due giovani, in una situazione che compromette le capacità di reagire alle circostanze".
Ma non sono mancati anche i momenti di forte tensione emotiva. Critica la difesa delle studentesse Usa. "Il gip si è anche sentito proporre dalle difese domande tipo se la 21enne porti gli slip o se in passato avesse già subito stupri" spiega l'avvocato Francesca D'Alessandro che assiste la 21enne americana "ma ovviamente non le ha ammesse".
"Quando hanno fatto chiedere al giudice se in casa, a Firenze, le due ragazze tenevano bevande alcoliche - spiega il legale - è emerso che da parte delle difese c'era il tentativo di insinuare che le ragazze avessero bevuto dopo lo stupro, cosa che loro stesse hanno negato".
L'INTERVISTA A PORTA A PORTA - Avevate bevuto? "Non troppo", "i taxi non hanno risposto alla chiamata" e "abbiamo chiesto poi aiuto a un gruppo di carabinieri", erano in "sei", hanno provato anche loro a cercare un taxi. Poi due dei carabinieri sono rimasti soli con loro, "si sono offerti di darci un passaggio", il tragitto verso casa è durato circa 20 minuti, "parlavano tra di loro".
Così, intervistata da Bruno Vespa a Porta a Porta in onda stasera, una delle due ragazze americane che accusano i due carabinieri di averle violentate a settembre a Firenze. Una volta arrivati, ha detto la ventenne, "loro si sono offerti di continuare ad aiutarci", e "dopo aver detto grazie mille, abbiamo cercato di andarcene".
Uno dei due "mi ha chiesto di baciarlo e, anche se ho detto di no, lo ha fatto lo stesso", sul pianerottolo di casa. Non dice se è stato violento nei suoi confronti, ma le ha fatto fare cose che non voleva fare, "ci sono voluti circa 20 minuti" prima di riuscire ad entrare in casa. Dopo, ha afferrato la sua amica e l'ha "trascinata" nell'appartamento, "lei piangeva".
"Sono scappata prima che loro potessero dire qualcosa", aggiunge, e "ho chiuso la porta a chiave". A quel punto "sono andata dalle mie amiche e ho chiamato mio padre in America", lui ha detto di chiedere aiuto e lei lo ha chiesto "al numero di emergenza della scuola". Ritornerà in Italia? "Amo l'Italia, non incolpo il Paese, tornerò non appena sarà fatta giustizia", rispondo.
L'intervista è stata registrata prima che, dopo l'incidente probatorio, si sapesse che il numero dei carabinieri fosse nella loro rubrica telefonica. "La ragazza - ha detto l'avvocato Floriana De Donno, che difende la studentessa - non ricorda come sia finito nella sua rubrica il numero di telefono del carabiniere. Ha ripetutamente risposto ''non ricordo''".
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