Come ben noto, lo scandalo che ha travolto il magistrato Luca Palamara, ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati ed ex consigliere del Csm, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia, è passato anche da Firenze.
La futura nomina a capo della Procura di Roma, condivisa anche con politici ed ex magistrati (Lotti e Ferri, ndr), è intrecciata alle, legittime, ambizioni personali e professionali di alcuni magistrati fiorentini: su tutti il procuratore capo Giuseppe Creazzo e il procuratore generale in corte d'Appello Marcello Viola. Uno strascico politico e giudiziario che vede pendenti due ricorsi al Tar dei due magistrati, proprio contro la nomina romana di Michele Prestipino. Una vicenda che ha avuto molto clamore mediatico, e che ha lasciato nella magistratura italiana una ferita difficile da rimarginare, oltre all'inevitabile perdita di credibilità nei confronti dell’opinione pubblica.
Ma in questo caso la nomina a Procuratore Capo di Roma non c'entra. No, perchè secondo quanto emerso nelle chat agli atti dell'inchiesta su Palamara, ci sarebbero altri contatti per nomine, promozioni e conferme proprio al Tribunale di Firenze.
LA DENUNCIA DEL GIUDICE PRODOMO - A denunciare l'intreccio di poteri, e l'ostilità di una parte di magistratura, è il giudice Fernando Prodomo in una lettera ad un blog tematico, peraltro mai smentita. Una missiva molto dettagliata in cui il giudice ripercorre la sua carriera, spiegando le ultime fasi che lo hanno portato alla richiesta di pre-pensionamento, e le conseguenze da lui subite, anche, probabilmente, per lo 'zampino' di Palamara.
"Non solo si assiste ad un mercato delle nomine svolto fuori dalla sede istituzionale - scrive il giudice Prodomo in un passaggio della sua lettera - ma anche a tentativi di punire senza alcun reale motivo giudici non allineati, autonomi, stimati dal foro e dal personale, credo per mero piacere nell’esercizio del potere".
Infatti, come emerso dalle intercettazioni pubblicate, l'ex presidente dell'Anm avrebbe interferito "nelle scelte dei magistrati di partecipare ai concorsi o di ritirarsi dagli stessi", oltre a condizionare il calendario delle pratiche del CSM, "per orientarne l'esito e persino per influenzare l'avvio o l'esito di procedure consiliari in funzione educativa o punitiva dei soggetti coinvolti".
L'INTERCETTAZIONE - In effetti come riportato da alcuni quotidiani, negli stralci di intercettazioni pubblicati, il 17 dicembre 2017 la presidente del tribunale di Firenze Marilena Rizzo fa arrivare al collega di corrente (Unicost) Palamara un messaggio "sulle nomine in corso per gli incarichi semidirettivi in Toscana". "Ti rappresento che per il posto di presidente di sezione al Tribunale di Firenze partecipa la nostra Maria Cannizzaro, che peraltro partecipa anche a presidente di sezione in Corte d’Appello (il primo posto utile tra questi due va bene). Per il posto di pres. Sez. Trib. Pistoia molto valido e Giuseppe Pezzuti, su cui potrebbe convergere anche MI. Per pres.sez. Trib. Livorno concorre il nostro Dal Forno, che lavora già presso quel tribunale come giudice. Fammi sapere qualcosa".
Ma la presidente del tribunale di Firenze, oltre all'interesse verso altri colleghi della sua corrente, si occupa anche della "pratica della conferma di Prodomo", giudice che guida una sezione civile a Firenze. "In Toscana - scrive la Presidente Rizzo a Palamara - tutti si aspettano che non venga riconfermato e una diversa decisione farebbe perdere fiducia nei confronti dell’autogoverno".
Magistrati che 'giustiziano' altri magistrati, nella guerra tra toghe e correnti.
LA LETTERA - "Sono Fernando Prodomo, magistrato di settima valutazione, almeno sino al 31 maggio prossimo, dopo andrò in pensione, anticipata, molto, perché ho 64 anni, ma sono stanco e indignato". Inizia così la lettera del giudice fiorentino, pubblicata lo scorso mese.
"Devo però alla Magistratura - prosegue - che tanto mi ha dato professionalmente sino a qualche anno fa, una testimonianza, il racconto di fatti che mi sono accaduti da quando ho avuto le funzioni semidirettive. Sino ad allora – era il 2012 – risultavo essere un magistrato normale, nella media, con tante esperienze organizzative (informatico, formatore, coordinatore uditori, relatore a convegni, persino docente alla SSM). Ho avuto le funzioni all’unanimità dal CSM, ho iniziato come Presidente della seconda Corte d’assise al Tribunale di Firenze: dopo meno di due anni, avendo celebrato solo 5 processi, sono passato a domanda alla prima sezione civile, che si occupa di diritti della persona e famiglia, materie che conosco bene".
Prodomo spiega poi i rapporti avuti con la presidenza del Tribunale fiorentino. "Con il Presidente del Tribunale di allora, Enrico Ognibene, nessun problema, malgrado i miei noti orientamenti “progressisti” a fronte dei suoi, più “conservatori”. Con l’arrivo della Presidente Rizzo è iniziato invece un bombardamento di richieste di relazioni, statistiche, numeri, oltre a critiche pubbliche alla mia attività di presidente di sezione, che non mi consentiva più di lavorare con serenità: una sorta di mobbing" denuncia il magistrato.
"Fino al parere per il rinnovo quadriennale delle mie funzioni, redatto dalla Presidente Rizzo, con conclusione formale favorevole al rinnovo ma motivazione “suicida”, nella quale scriveva ogni male possibile di me: e così il CG di Firenze, dopo una mia audizione durata diverse ore, espresse a maggioranza parere contrario al rinnovo, ritenendo che non avevo ottemperato alle richieste dei Capi degli uffici. Dopo due anni nei quali la pratica è stata ferma (!), il CSM all’unanimità mi ha confermato nelle funzioni".
Ma non è finita qui, spiega Prodomo. "Poco dopo mi è stato notificato atto di incolpazione disciplinare, per comportamenti gravemente scorretti nei confronti dei miei superiori, ai quali non avrei fornito le risposte alle solite richieste di relazioni, dati, statistiche, controlli sui ritardi dei colleghi di sezione, richieste urgenti di difensori. Altri due anni, e sono stato prosciolto da ogni accusa in sede di sezione disciplinare, su conforme parere del PG della Cassazione, nel merito, non emergendo alcuna violazione a mio carico".
"Leggo sulla stampa che vi sarebbero trascrizioni di intercettazioni telefoniche nell’ambito del procedimento penale a carico di Luca Palamara nelle quali la Presidente Rizzo, della medesima corrente del suddetto, gli chiedeva all’epoca con decisione e con una motivazione tragicomica (“una diversa decisione farebbe perdere fiducia nell’autogoverno”!!!!!) che il CSM non rinnovasse il mio quadriennio" scrive il magistrato in riferimento alle intercettazioni pubblicate che lo riguardano.
"La gravità dell’accaduto non ha bisogno di commenti da parte mia - aggiunge - evidenzia ancora di più rispetto a quanto emerso da un anno a questa parte le dinamiche incredibili in cui la magistratura si è avvitata, se è vero che non solo si assiste ad un mercato delle nomine svolto fuori dalla sede istituzionale, ma anche a tentativi di punire senza alcun reale motivo giudici non allineati, autonomi, stimati dal foro e dal personale, credo per mero piacere nell’esercizio del potere".
"Spero che in futuro - conclude Prodomo - i giovani magistrati possano sottrarsi all’inevitabile dilemma attuale: iscriversi ad una corrente per fare carriera, o non farlo, rassegnandosi a rimanere bravi magistrati che non potranno riversare le loro capacità in favore dell’organizzazione giudiziaria".
Una vicenda inquietante, che getta ulteriori ombre sull'imparzialità della magistratura. Purtroppo, anche di quella fiorentina.
di Matteo Calì
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