Dalla stagione 2018/2019 per ottenere l'iscrizione in Serie A le squadre dovranno conseguire il pareggio di bilancio, che verrà calcolato in base ai risultati degli esercizi delle stagioni sportive precedenti.
Come per l'ammissione alle competizioni europee per club, in caso di risultato negativo dei periodi presi in considerazione (3 esercizi sociali, T, T-1, T-2), si potrà andare a ritroso a pescare bilanci positivi (T-3 e T-4). Il Manuale applicativo del Pareggio di Bilancio indica che il periodo (“T”) di rilevazione parte da “l’esercizio che si chiude nell'anno precedente a quello in cui ha inizio il Campionato di Serie A” per il quale si chiede l'ottenimento della Licenza Nazionale e così indietro (T-1 e T-2).
Un aspetto da non sottovalutare è che (come per le competizioni europee) sono esclusi dal “passivo” costi sostenuti per investimenti negli impianti sportivi, costi per il settore giovanile e calcio femminile ed altro. Ma c'è di più e questo è l'aspetto più importante: “la deviazione accettabile è pari al 25% della media del Valore della Produzione degli esercizi di riferimento (T, T-1 e T-2)”.
A differenza della UEFA (che impone una cifra definita – prima erano 45 milioni, adesso siamo scesi a 30 milioni), la FIGC indica come deficit consentito una valore in percentuale, che appunto varia in base al fatturato. Ecco che a squadre come Juventus, Roma o Milan (che hanno fatturati importanti) saranno consentiti deficit decisamente superiori rispetto a club come Fiorentina, Lazio o Atalanta.
Come detto questi dati saranno presi in considerazione a partire dall’ammissione al campionato 2018/2019. Il periodo di rilevazione comprenderà, con una norma transitoria, solo gli esercizi chiusi nel 2017 e nel 2016. Nel caso il bilancio 2016 presenti un deficit, lo stesso peserà solo per il 50%.
Insomma, come per la partecipazione alle coppe europee, anche la Serie A consentirà di chiudere bilanci in passivo, ma con dei limiti e delle regole definite dal Manuale applicativo.
Cosa accade se non si rispettano le norme? Se si supera il valore soglia pari al 50% della media del Valore della Produzione degli esercizi di riferimento, la Co.Vi.So.C. (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche) disporrà il divieto di tesseramento di nuovi calciatori professionisti per due sessioni di mercato (estiva e invernale).
Dunque è consentito spendere di più di quanto si incassa. Sbandierare il Fair Play Finanziario per imporre l'autofinanziamento sarebbe solo una scusa per giustificare una scelta legittima dei club, ma non imposta dalle regole.
Donato Mongatti
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