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mercoledì, 02 novembre 2011 - 17:47
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sanità

Asl 10 Careggi; Pdl:"A rischio le forniture ospedaliere"

"Nel 2010 un’esposizione complessiva da quasi 192 milioni"
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Torna al centro delle polemiche la Asl 10 dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi e in particolare la questione delle forniture ospedaliere. "Quasi 192 milioni di esposizione nel 2010" questo l'ammontare dell'insolvenza che fa dire ai consiglieri del Pdl del Consiglio Regionale "a Firenze si mette in pericolo la sopravvivenza stessa del settore delle forniture ospedaliere. La giunta regionale ci dica come intende rimediare". Sono parole dure, quelle che arrivano dal Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Pdl) e dai Consiglieri regionali fiorentini del Pdl Giovanni Donzelli, Stefania Fuscagni, Paolo Marcheschi, Nicola Nascosti e Tommaso Villa su una vicenda che si trascina da mesi e che non pare trovare sbocchi. «Da oltre un anno i fornitori ospedalieri della Toscana non vengono pagati dagli Estav, dalle Asl e dalle Aziende ospedaliere – spiega infatti Mugnai che su questi fatti sta già preparando un’interrogazione urgente all’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia per chiederle un intervento deciso, tempestivo e risolutivo – e ciò malgrado evadano le loro ordinazioni con regolarità. Attualmente – sottolinea insieme ai suoi colleghi del Pdl – solo nel territorio fiorentino i fornitori sono titolari di un debito che fa prefigurare il rischio concreto di ricadute occupazionali negative».

I dati (la fonte sono i bilanci di esercizio 2010 degli Estav) parlano chiaro: nel 2010 la Asl 10 di Firenze ha accumulato un debito con le ditte fornitrici pari a 120.201.185,99 euro, a cui si sommano 57.875.301,95 euro di mancati pagamenti da parte dell’Azienda ospedaliero-universitaria fiorentina, ovvero il policlinico di Careggi, e altri 13.366.041,95 dell’ospedale pediatrico Meyer. Tutto qui? No, perché le aziende di fornitura fiorentine sono afflitte anche dal debito Ispo (934.438,20 euro) e da una porzione dei mancati pagamenti dell’Estav Centro. Non poca cosa.

Pochi giorni fa i fornitori ospedalieri hanno annunciato che, nell’estremo tentativo di sbloccare la situazione, sono decisi a passare alle vie legali. Anche la politica, però, deve prendere posizioni chiare. Il Pdl lo fa, nella consapevolezza che questi imprenditori operano entro una tenaglia burocratica che, se da un lato per ottenere i pagamenti li costringe ad attese che in area fiorentina sono intorno all’anno, dall’altro li obbliga a non sospendere l’erogazione di beni sanitari onde evitare di commettere interruzione di pubblico servizio, reato penale in quanto delitto contro la pubblica amministrazione. Insomma, già qui non se ne esce. Ma c’è di più: «In Toscana i fornitori sono già messi in difficoltà anche dal regime di Iva ad esigibilità immediata che li penalizza rispetto a quanto accade nelle altre regioni italiane. Infatti – spiegano Mugnai, Donzelli, Fuscagni, Marcheschi, Nascosti e Villa – in Toscana i pagamenti ai fornitori transitano quasi totalmente dagli Estav, gli enti di approvvigionamento di area vasta nati nel 2004 come invenzione autonoma della Regione Toscana. Che però li ha pensati pro domo sua, senza valutare l’impatto che la creazione di questa ennesima sovrastruttura, funzionale alla creazione di nuovi spazi burocratici, avrebbe avuto sugli operatori. Mentre infatti le Asl, in quanto soggetti che prestano servizi sanitari, secondo la normativa nazionale del 1972 rientrano in una categoria che non prevede l’Iva ad esigibilità immediata, gli Estav, la cui funzione è prevalentemente commerciale, non vi possono rientrare affatto. In sostanza: da noi i fornitori non solo non vengono pagati, ma addirittura si trovano a dover anticipare l’Iva».

La situazione, per le aziende, è dunque completamente a rimessa. E, come se non bastasse, a ciò si aggiungono le complicazioni della burocrazia: «Gli operatori lamentano di essere oggetto di continui rimpalli di responsabilità – denuncia il Pdl – in un sistema di scatole cinesi che frustra la loro attività e, con essa, le competenze di un settore d’impresa caratterizzato da un alto grado di specializzazione, esperienza e qualità del servizio. I fornitori dovrebbero rappresentare un valore aggiunto per la tutela della salute del cittadino. La Regione, anche in questo caso, scegliendo l’apparato non fa che impoverire e svilire la capacità di garantire servizio sanitario».

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