L'operazione Alexandria non era un mistero all'interno di Monte dei Paschi di Siena. Erano in molti a conoscere i suoi dettagli, in particolare tutte le aree e le divisioni che dovevano essere coinvolte nella ristrutturazione del titolo, pare decisa dall'allora direttore generale Antonio Vigni. Dettagli che sarebbero stati illustrati anche all'attuale dg Fabrizio Viola un anno fa. E' in sintesi quel che ha ribadito ieri ai pm di Siena Antonio Nastasi e Giuseppe Grosso, Gianluca Baldassarri, l'ex capo dell'area finanza di Mps in carcere a San Vittore da una settimana. Nel giorno in cui la Corte dei Conti e il Tar hanno dato il via libera alla sottoscrizione dei 3,9 miliardi di Monti-bond a favore della banca travolta dal ciclone giudiziario, Baldassarri, definito dal giudice che ha disposto il suo arresto il ''regista'' dell'operazione, per oltre tre ore ha risposto alle domande degli inquirenti senesi. Come ha spiegato il suo difensore, l'avvocato Filippo Dinacci ''ha dato la sua versione sia sul piano tecnico sia sulla ricostruzione dei fatti storici''. Accusato di associazione per delinquere, truffa e ostacolo all'attivita' di vigilanza, assieme all'ex presidente della banca Giuseppe Mussari e all'ex dg Vigni, l'allora capo dell'area a finanza, per dirla con le parole del suo legale, ''ha ribadito e si e' soffermato su quanto detto'' sabato scorso, durante l'interrogatorio di convalida del fermo. Ha ripercorso ancora la sua storia della ristrutturazione di Alexandria, il titolo finito al centro delle accuse ed e' ritornato a ribadire che il ''mandate agreement'' nascosto per tre anni nella cassaforte dell'ex dg e ritrovato dagli attuali vertici, non era un documento con ''valore negoziale'' come invece ''i contratti di acquisti e compravendita che erano stati regolarmente depositati''. Non cosi' per il contratto generale alla base dell'operazione che, come tutte, sarebbe stata costruita dall'area finanza e dalle altre aree per poi essere ''validata - ha spiegato Dinacci - dagli organi deliberativi''. Insomma, dato che la banca ''e' strutturata in un certo modo'', difficilmente, ha lasciato ben intendere la difesa, chi guidava allora l'istituto di Rocca Salimbeni poteva essere all'oscuro di quel che stava accadendo. Ha confermato anche di aver parlato a Viola del ''collegamento economico tra l'operazione Btp 2034 e la ristrutturazione di Alexandria'' otto mesi prima del rinvenimento del mandate agreement. E mentre la ricostruzione messa a verbale da Baldassarri - che al momento non verra' trasferito nel carcere di Siena - potrebbe offrire nuovi spunti e portare a nuovi sviluppi nell'inchiesta dei pm Nastasi, Natalini e Grosso, secondo un'anticipazione dell'Espresso, gia' nel 2004 Denis Verdini, allora coordinatore toscano di Forza Italia, dettava ''la strategia per accentrare su se stesso ogni potere di negoziazione con gli avversari politici che governano gli enti locali senesi, decidendo le sorti del Monte Paschi''. A differenza del presunto patto di Verdini con Franco Ceccuzzi (Pd), la cui autenticita' e' disconosciuta da entrambi, ma sul quale i pm di Firenze e Siena stanno lavorando, il settimanale pubblica una lettera firmata e spedita dal coordinatore toscano di FI a Fabrizio Felici, allora nella Deputazione della Fondazione Mps, invitandolo a lasciare il posto di consigliere e accusandolo ''di seguire una linea personalistica''. ''Chiedero' a Berlusconi - questo un passaggio della missiva - di indicare l'uomo di collegamento con Fondazione e Monte'', anche perche' ''dovra' essere il partito a decidere ogni questione sulla banca''. all'anticipazione la replica di Verdini:'' lungi dal mettermi in difficolta' conferma quanto sostengo, inascoltato, da troppo tempo. Mai alcun accordo e' intercorso fra Forza Italia (o il Pdl) e il Pd, o uno dei tanti nomi che ha avuto, nella gestione dell'Mps''.
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