Ci vantiamo spesso di vivere in uno Stato di diritto, quasi come se questo ci autorizzasse a non pensare come a volte sarebbe meglio non viverci in questo stato, con questi diritti.
Lunedì mattina un 50enne cubano si mette a sedere su una panchina nell'area giochi del centro commerciale Ponte a Greve a Firenze. Ci sono molti bambini, piccolissimi, che non superano neanche i quattro anni. Lui si sgancia i pantaloni ed inizia a masturbarsi. Viene visto dalle guardie giurate che cercano di fermarlo, ma lui scappa. Fugge via, ma dopo un'ora si ripresenta, forse, per agire nuovamente. Stavolta lo aspettano i carabinieri e lo portano in carcere per atti osceni in luogo pubblico, ma soprattutto per corruzione di minori. Ovvero per l'essersi masturbato davanti a dei bambini.
Martedì mattina c'è l'udienza di convalida dell'arresto. Ed è qui che ci ricordiamo di (sopra)vivere in uno Stato di diritto. L'Italia. E infatti il giudice Attinà, del tribunale di Firenze, scarcera l'uomo perché non l'hanno sorpreso fisicamente con il pene in mano ad agitarlo con impeto ma l'hanno soltanto visto farlo davanti ai bambini. E quando è stato arrestato, un'ora dopo, aveva i pantaloni agganciati. Per cui non c'è la flagranza, e la richiesta del pm Lastrucci torna diretta al mittente.
Così il 50enne cubano, con regolare permesso di seggiorno, attualmente senza lavoro, resta con una denuncia per reati pesanti ma può liberamente tornare a compierli. Come voleva fare lunedì mattina quando è stato arrestato, come non speriamo che faccia più domani. Altrimenti quando lo rifarà, da chi dovremmo andare in un normale Stato di diritto, dal giudice? O da chi ha scritto la legge?
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