Al centro dell'Italia, più precisamente in Toscana, esiste un luogo il cui nome rimanda al celebre vino. Stiamo parlando della regione del Chianti, che comprende le colline a cavallo fra le province di Firenze, Siena e Arezzo.
Qui troviamo rinvenimenti che risalgono a VII – VI Sec. a.C., Etruschi e Romani hanno lasciato testimonianze del loro passaggio facendo di questo luogo un'area archeologica di grande interesse. Il sito di cui parliamo è situato precisamente a Cetamura, dove è stato anche individuato un villaggio medievale fortificato. Questa zona, grazie al suo perfetto clima ed alla prosperità della sua terra, ha visto nascere da tempo immemore allevamenti e soprattutto fattorie che tutt'oggi producono prodotti ricercati in tutto il mondo.
Il suo riconoscimento nell'ambito della enogastronomia è oramai universale, ma ciò che forse non si sa è che la vinicultura in questa parte d'Italia ha origini davvero antiche. I reperti trovati nella zona sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze, inoltre dal 9 giugno fino al 30 settembre sarà possibile visitare una mostra dove scoprire qualcosa in più sulle ricchezze e sull'importanza storia della regione del Chianti Classico.
All'interno di quelli che vengono chiamati “pozzi” nella zona di Cetamura, sono infatti stati rinvenuti dei semi d'uva che testimoniano l'attività agroeconomica perpetuata già dagli etruschi. La cultura del vino in Toscana era dunque viva fin dal II secolo a.C., e gli studiosi possono affermare che fin da allora c'è stata una continuità della vita nella regione, che si è sempre prestata in modo strategico alle attività quotidiane degli abitanti.
La mostra è stata possibile grazie agli sforzi della professoressa Nancy de Grummond, docente presso la “University of North Carolina at Chapel Hill”. Gli scavi sono stati condotti sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica della Toscana che fin dal 1973 ha esplorato il pozzo etrusco del comune di Gaiole in Chianti, che si è rivelato essere una cornucopia di reperti. Non solo semi, ma anche vasi per il vino e giare d'olio, oltre ad oggetti che coprono un periodo di oltre 15 secoli stando alle datazioni col carbonio 14.
I vinaccioli ritrovati sul fondo del pozzo ed all'interno di contenitori di bronzo, sembrano essere parte di un'offerta fatta a fini benefici, nei pressi del pozzo sorgeva infatti un tempio etrusco. L'importanza di questi reperti è alta non solo per l'archeologia, ma anche per l'ampelografia, (disciplina che studia le varietà dei vitigni) tanto che le ricerche sono state finanziate dal Consorzio Vino Chianti Classico.
Oltre a questi sono state ritrovate monete dell'epoca romana, sia di età imperiale che repubblicana, e questi reperti si aggiungono ai tanti già presenti, accrescendo l'importanza data dall'opportunità di studiare la cultura, la religione e la vita quotidiana del Chianti e nella regione circostante. Il pozzo fornisce informazioni importantissime sulla storia dell’enologia, i vinaccioli d’uva sono di primaria importanza in quanto il loro ritrovamento fornisce molteplici informazioni che riguardano l'utilizzo ed il consumo del vino nella regione del Chianti.
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