Lo stop a congressi e convegni disposto dal nuovo Dpcm “è una doccia fredda perché è assolutamente inaspettato, rispetto anche a quanto avevamo precedentemente discusso con il Mibact”.
Carlotta Ferrari, direttrice del Firenze Convention Bureau, esprime così la delusione di un intero comparto dell’economia metropolitana. “E’ indispensabile – sostiene – che il governo si sieda con i rappresentanti di questa industria che da tempo mandano appelli accorati, l’ultimo in ordine cronologico stamani da Federcongressi&eventi, e che vengano trovate nel frattempo soluzioni immediate per la tutela dei lavoratori, perché al termine della Cassa integrazione non sappiamo veramente come fare, e a sostegno delle imprese”.
Infatti, afferma Ferrari, con il Dpcm “vengono sospesi congressi e convegni che sono l’unico settore dove vi è un’applicazione strettissima dei protocolli di sicurezza”, mentre “sono stati tenuti aperti ristoranti, pub, palestre, addirittura le sale bingo, e vengono ammesse le fiere che comunque implicano una una maggiore circolazione delle persone, con minore controllo del distanziamento. Vengono confermate, giustamente, tutte le attività legate agli spettacoli, con delle misure di distanziamento e una capienza massima parametrata in base agli spazi: quindi non capiamo quale sia la differenza tra gli spettacoli e un congresso”. Non solo: “Non è chiara la tipologia di eventi che viene ricompresa nella definizione più ampia di convegni e congressi, quindi noi non sappiamo neppure quali pochi eventi sono ammessi”, lamenta la direttrice del Bureau.
La paura è che il nuovo stop possa essere fatale per molte imprese del comparto: tanto più, accusa Ferrari, che da parte del governo “non vengono previsti ristori adeguati per le tante imprese di questo settore penalizzate da questi decreti: tutte le aziende del congressuale non lavorano dal 3 marzo scorso, e non lavoreranno chissà fino a quando. Non ci possono aprire e chiudere come un bar, la nostra è un’attività fatta anche di programmazione”.
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