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venerdì, 30 settembre 2011 - 02:38
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la proposta

Librerie storiche, Spini chiama in causa il Governo “Un vincolo etnoantropologico per salvaguardarle”

Il presidente della commissione Affari Istituzionali richiama al Codice dei Beni Culturali e individua questo nuovo riferimento che consentirebbe la tutela della Martelli e non solo
Immagine articolo - Il sito d'Italia

Un vincolo etnoantropologico. Ecco quello che potrebbe salvare una libreria come la Martelli, ma anche i negozi storici che caratterizzano Firenze. Ad individuarlo è il presidente della commissione Affari Istituzionali onorevole Valdo Spini che chiama in causa il Governo centrale e nella fattispecie il Ministro per i Beni delle Attività Culturali ricordando “come nel Codice dei Beni Culturali (Art. 2, comma 2 del D. lgs. n. 42/”2004) si individuano come beni culturali “le cose immobili e mobili che…presentano interessi artistico, storico, archeologico, etnoantropologico…quali testimonianze aventi valore di civiltà. Ciò consente di avanzare la proposta che per tali beni sia possibile l’introduzione di una nuova tipologia di “VINCOLO ETNOANTROPOLOGICO” che nasce dalla necessità di salvaguardare alcune attività particolari che caratterizzano alcune realtà produttive o commerciali. In particolare, le “botteghe storiche”, già censite e “riconosciute”, non sono state fin qui tutelate né dalle prescrizioni urbanistiche, né dai vincoli tradizionali delle Soprintendenze (vincoli storici e/o artistici). La concreta inefficacia di quei provvedimenti spinge a profittare della recente introduzione della tutela dei beni “etnoantropologici” (prima assenti nella storica legislazione del nostro paese) per configurare una nuova tipologia di vincolo che potrebbe essere applicata ai negozi e alle botteghe storiche (con più di 50 anni di ininterrotta e omogenea attività merceologica).” Secondo Spini “la letteratura in merito potrebbe suffragare questa indicazione. Infatti, numerosi studi di sociologia e di antropologia urbana, da sempre, hanno vigorosamente sostenuto che la riconoscibilità – l’identità – di una “comunità” è funzione della sedimentazione storica di chi ha costruito il territorio e lo ha “strutturato” attraverso il suo lavoro , la sua intelligenza, la sua cultura. Ora non c’è dubbio che una “bottega artigiana”, una “libreria”, un “caffè storico”, costituiscano un patrimonio culturale individuale quale “ bene etnoantropologico” degno di tutela e salvaguardia. Se condivisa, questa ipotesi andrebbe fatta propria dalle istituzioni, per arrivare sul tavolo del Ministro per i Beni e le Attività culturali. Forse, potrebbe essere sufficiente una Direttiva amministrativa alle Soprintendenze per avviarne l’efficacia”. Spini ha poi annunciato che per approfondire questa tematica, la Fondazione Circolo Rosselli organizzerà un seminario il 25 ottobre  con la partecipazione di esperti come i professori Francesco Gurrieri e Giuseppe Morbidelli , rappresentanti delle soprintendenze interessate e della Giunta comunale di Firenze.

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