L'iter che potrebbe portare alla costruzione del nuovo stadio della Fiorentina, ieri, ha fatto un importante passo verso una soluzione positiva, ma ha altresì certificato che i tempi saranno molto lunghi.
La prima partita della Fiorentina nel nuovo impianto, se le parti coinvolte decideranno di andare avanti, la vedremo dopo il 2020.
Questo è quanto emerge a seguito dell'incontro tra il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, e l'assemblea dei soci della Mercafir. Il primo cittadino ha illustrato due possibili soluzioni per ubicare il nuovo mercato ortofrutticolo, affinché si possa lasciare spazio a stadio ed opere connesse che andranno ad occupare tutti i 48 ettari dell'attuale area Mercafir (87.000 mq di SUL tra commerciale, turistico-ricettivo e direzionale).
Le proposte pervenute a seguito del bando pubblico non sono percorribili. Solo l'area di Quaracchi integrandola con l'acquisizione di altri terreni (anche ricorrendo, come consentito dalle vigenti leggi, all'esproprio) parrebbe avere caratteristiche consone, ma in realtà l'ubicazione risulta assai svantaggiosa: viabilità insufficiente e prossimità con dense aree residenziali.
L'asso nella manica del Sindaco è un'area all'Osmannoro, lungo via Curzio Malaparte (vedi foto). Su queste pagine ne parlammo già nel settembre dello scorso anno. Aprendo una trattativa con i proprietari dei terreni (o ricorrendo agli espropri) il Comune riuscirebbe a mettere insieme 14 ettari. La zona, a parte qualche abitazione, è prevalentemente industriale, presenta una buona viabilità stradale e, oltretutto, è vicinissima ai binari della ferrovia.
Quest'ultima soluzione è quella che, informalmente, appare la più percorribile e gradita dai soci di Mercafir, che entro un mese dovranno dare una risposta (formale).
Se ci sarà l'assenso per il trasferimento in una delle zone proposte, dovranno iniziare le trattative con i proprietari, o come extrema ratio gli espropri, e le procedure per la variante urbanistica (destinazione d'uso). Contestualmente si adegueranno i progetti che dovranno conformarsi in base all'area e, dall'altra parte, la Conferenza dei Servizi valuterà il progetto definitivo del nuovo stadio (che dovrebbe essere presentato entro febbraio-marzo 2016).
Una delle condizioni imprescindibili (e logiche) che è stata posta al Sindaco durante l'incontro con l'assemblea dei soci Mercafir è che il CAP (Centro Alimentare Polivalente) non si sposterà finché non sarà pronto il nuovo. Lo ha fatto presente, ieri, anche il Direttore Generale del Comune Giacomo Parenti: “Non possiamo spostare il mercato – ha detto - se non abbiamo il mercato nuovo”.
Nella migliore delle ipotesi, tra procedure e costruzioni, il nuovo CAP potrà essere pronto tra tre anni. Solo a quel punto, a parte alcune opere propedeutiche, si potrà iniziare i lavori per lo stadio, che la stessa ACF Fiorentina stima di ultimare in due anni. Ecco spiegato che l'ipotesi di vedere la prima partita dei viola nel nuovo impianto dopo il 2020 è tutt'altro che pessimistica.
Naturalmente non mancheranno coloro che, ben imboccati, grideranno contro l'Italietta della burocrazia o addirittura sosterranno che il Comune sta facendo di tutto per mettere i bastoni tra le ruote alla Società gigliata.
Ricordiamo soltanto che l'area scelta dalla famiglia Della Valle è di proprietà pubblica, la questione avrebbe avuto una procedura assai più snella qualora ACF Fiorentina avesse acquistato i terreni dai privati (ovviamente ubicati in zone adeguate al progetto); oppure se avesse accolto la variante urbanistica del maggio 2012 che, sotto la Giunta Renzi, consentiva di costruire il nuovo stadio e 31.500 mq di opere connesse.
L'amministrazione di Palazzo Vecchio, come ha sottolineato in più occasioni il Sindaco, deve seguire il “doveroso rispetto delle vigenti norme per giudicare e deliberare”.
La soluzione per spostare il CAP appare percorribile. Adesso il cerino passa alla Fiorentina.
Donato Mongatti.
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