Il 13 luglio sarà il giorno della sentenza del processo per la morte di Riccardo Magherini avvenuta durante un fermo dei carabinieri in Borgo San Frediano a Firenze nella notte tra il 2 ed il 3 marzo 2014. Sul banco degli imputati siedono quattro carabinieri (il maresciallo Stefano Castellano con gli appuntati Vincenzo Corni, Davide Ascenzi e Agostino Della Porta) e due volontarie della Croce Rossa Italiana (Claudia Matta e Janeta Mitrea, nel corso del processo è morto un volontario imputato, Maurizio Perini). Per tutti, l'accusa è di concorso in omicidio colposo e all'appuntato Corni viene contestato anche il reato percosse.
Dopo 14 udienze fiume e quattro tecniche per la nomina di un traduttore si arriva al giorno decisivo e atteso da tutte le parti.Dalla famiglia Magherini, con Guido e Andrea, padre e fratello di Riccardo, che da quella notte vivono un vuoto incolmabile e lottano cercando il faro della giustizia insieme agli avvocati Anselmo, Pisa e Alfano. Dagli amici, presenti ad ogni udienza con le maglie gialle in ricordo di Riky, che tanto si sono spesi in questi anni per ricordare il loro amico.
Dai volontari della Croce Rossa che sentono di “vivere un'ingiustizia per l'accusa infamante di aver partecipato alla morte di un uomo che chiedeva aiuto” come ripete ogni volta l'avvocato Manzo che li ha seguiti fin dalle ore successive a quella tragica notte di Marzo.
Dall'Arma dei Carabinieri che, come ha detto l'avvocato Maresca, difensore dei militari, ha “dovuto subire un processo mediatico e sui social network”.
Hanno parlato tanti testimoni. Gli stessi che hanno raccontato le violenze e e pressioni subite senza motivo da Riccardo Magherini, ammanettato, prono a terra, quella notte. Alle 9.30 è convocata l'udienza nell'aula 28 del palazzo di Giustizia, se non ci saranno le repliche del pubblico ministero Luigi Bocciolini, come già annunciato, la dottoressa Barbara Bilosi si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza, prevista in tarda mattinata.
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