Il 3 febbraio si terrà la seconda udienza preliminare per decidere il rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio colposo per i quattro carabinieri, ad uno contestano anche le percosse, e per i tre volontari della Croce Rossa responsabili, secondo la Procura, della morte di Riccardo Magherini avvenuta la notte del 3 marzo scorso in Borgo San Frediano. Abbiamo approfondito le testimonianze dei carabinieri intervenuti quella notte per leggere le loro posizioni e confrontarle con le altre dichiarazioni di chi ha assistito alla scena in Borgo San Frediano.
“Notavo a circa 40 metri un uomo inginocchiato sul marciapiede di destra rispetto al senso di marcia che, con le mani giunte, invocava aiuto ad alta voce”. Questo è uno dei passaggi della deposizione resa lo scorso 5 marzo 2014 dal maresciallo dei carabinieri Stefano Castellano agli ufficiali di Polizia Giudiziaria. E' il militare più alto in grado che interverrà in Borgo San Frediano.
IDENTIFICATO DA MORTO - Per sua stessa ammissione il maresciallo dell'Arma riferisce di conoscere “le generalità del soggetto, Riccardo Magherini, allorquando mi trovavo m Borgognissanti, perché comunicatemi telefonicamente dall'Appuntato Corni che si trovava in ospedale e che fra gli oggetti personali aveva rinvenuta la sua carta d'identità”. Quindi evidentemente dopo
LE CHIAMATE AL 112 - Il maresciallo dell'Arma ripercorre quella sera. “Ero in servizio con l'appuntato Davide Ascenzi”. “Alle 1,10 ero nel piazzale della Caserma Tassi in via dei Pilastri”. Poi le chiamate al 112 per un uomo che chiedeva aiuto nella zona di piazza dei Nerli, “Ci portavamo subito sul posto” e durante il tragitto proseguivano le chiamate di segnalazione per una “persona che necessita di aiuto”. Alle 1.16, come si può rilevare dalle intercettazioni delle comunicazioni con il nucleo radiomobile, il maresciallo riceve l'ordine di spostarsi in Borgo San Frediano.
L'ARRIVO IN SAN FREDIANO- Appena giunto sul posto alcune persone attirano la sua attenzione ed il maresciallo nota, come scrivevamo in apertura, un uomo in ginocchio su un marciapiede che invocava aiuto. Una macchina bianca è ferma nel mezzo di strada.
SERVE UN'AMBULANZA - Il maresciallo spiega di chiamare subito un'ambulanza per “l'evidente stato di agitazione in cui versava l'uomo”. Si trattava di una persona “molto sudata, aveva la camicia quasi completamente sbottonata tant'è che si intravedeva il petto e parte del ventre. Indossava pantaloni lunghi ed un giubbotto anch'esso aperto”.
Quindi Magherini non era a “d'orso nudo” come scriveranno gli stessi carabinieri nella loro nota informativa, la stessa che contiene anche la falsa informazione della somministrazione di un farmaco calmante, realmente mai avvenuta.
“GLI HO SCOPATO LA MOGLIE” - Poi un dettaglio che appare solo in questo verbale e fa riferimento ad una delle frasi pronunciate da Riccardo Magherini. “Aiutatemi, mi vogliono ammazzare, gli ho scopato la moglie, mi stanno inseguendo". A chi si riferisce? C'è una donna di mezzo?
“ERA IN GINOCCHIO, CERCAVA DI ABBRACCIARMI” - “Si alzava dalla posizione genuflessa e cercava di abbracciarmi invocando sempre aiuto”.
Questo è Riccardo Magherini descritto da uno dei carabinieri che lo fermerà durante quell'arresto in cui, purtroppo, troverà la morte. Magherini ripete le frasi di prima, “aiutatemi, mi vogliono ammazzare, gli ho scopato la moglie, mi stanno inseguendo", almeno altre due volte.
LA SECONDA 'GAZZELLA' - In quel momento è arrivata la seconda macchina dei carabinieri. Da notare come la 'gazzella' degli appuntati Corni e Della Porta fosse destinata d altro servizio e zona. Infatti dalle 1 alle 7 di quella notte dovevano prestare servizio nel territorio di Bagno a Ripoli e Fiesole, nonostante in 3 minuti riescano a muoversi da via dei Pilastri a Lungarno Santa Rosa. Ma questo particolare lo approfondiremo quando scriveremo delle loro testimonianze.
LA RAPINA (CHE NESSUNO HA VISTO) - Pochi istanti dopo l'appuntato Ascenzi riferisce che Magherini ha rubato un cellulare ad un pizzaiolo. Glielo riferiscono due persone che a loro volta ne erano venute a conoscenza proprio dal pizzaiolo vittima del furto.
I TESTIMONI DIVENTANO 'CARABINIERI' - Sempre queste due persone alla presenza dei carabinieri chiedono la restituzione del cellulare a Magherini che avviene appena richiesto. Quindi i carabinieri non vedono il furto del cellulare, motivo del fermo che hanno operato su Riccardo Magherini per la flagranza del reato. Riccardo voleva quel telefono come riferirà il pizzaiolo derubato per chiamare la Polizia.
INTERVENTO GESTIBILE - “E' un intervento ancora gestibile” specificherà il maresciallo Castellano nel suo verbale.
“TENTAVA LA FUGA” - “L'uomo continuava a proferire le medesime frasi sopra dette. All'improvviso cambiava atteggiamento cercando di allontanarsi da noi, retrocedendo a piccoli passi”. E qui cambia tutto. Si può notare come coincida con l'intervento della seconda 'gazzella'. I carabinieri accerchiano Magherini “perchè tentava la fuga” e c'era “l'esigenza di impedirgli di nuocere a se e agli altri” oltretutto necessitava ulteriore accertamenti per il riferito furto del telefono. Poi “colpiva con un pugno alla testa l'appuntato Della Porta” (due giorni di prognosi, ndr).
L'AMMANETTAMENTO - E iniziava l'operazione di ammanettamento dietro la schiena. Un polso con le manette e Magherini che nel “divincolarsi colpiva violentemente con le manette l'appuntato Ascenzi che cominciava a sanguinare vistosamente”. Nel divincolarsi quindi e non come arma improvvisata come riferito nel verbale di sommarie informazioni firmato dallo stesso maresciallo.
“FIERA FERITA” - “Per rendere l'idea della forza con la quale il soggetto si opponeva alla sua immobilizzazione, lo paragonerei ad una fiera ferita, con l'ulteriore complicazione che la copiosa sudorazione ostacolava una salda presa dei suoi arti. Aveva anche la bava alla bocca. Con non poca fatica riuscivamo ad applicargli anche l'altro bracciale delle manette, con le braccia dietro la schiena, immobilizzandolo a terra supino. Ha continuato a scalciare per un po', colpendo anche uno dei militari, mi sembra l'Appuntato Della Porta, per poi calmarsi”.
L'utilizzo del termine supino è assolutamente contrario alla posizione prona in cui invece è stato tenuto dopo l'ammanettamento e come riferiscono innumerevoli testimoni citati agli atti. E' di fondamentale importanza questo dettaglio in quanto la posizione prona è assolutamente vietata dal protocollo di arresto dell'Arma. Questa tesi si scontra con una situazione completamente diversa. Non lo scriviamo noi ma lo descrivono i testimoni ed il video del fermo. Il maresciallo ha detto una bugia. E' lecito difendersi in ogni modo, sia chiaro. Come è lecito trarre conclusioni personali dopo aver letto gli atti e le testimonianze. Come è lecito pensare che un militare dell'Arma debba riferire la verità. E (forse) in questo caso non è stata detta a vantaggio della sua posizione personale.
ARRIVA L'AMBULANZA. “E' PERICOLOSO” - “Giunta l'ambulanza spiegavamo ai volontari il tipo di problematica e la necessità, a nostro avviso, di sedare l'individuo visto il comportamento che aveva tenuto fino a pochi istanti prima. I sanitari, non potendo praticare la sedazione per mancanza del medico, dopo una occhiata al soggetto, ci chiedevano se fosse stato possibile togliergli le manette per rendere più agevole la visita. Rispondevo loro che se proprio necessario l'avremmo fatto ma che non avrei risposto di eventuali ulteriori gesti inconsulti da parte dello stesso. Le manette non gli venivano quindi rimosse e i sanitari applicavano l'ossimetro al dito del oggetto che dava esito negativo. Tale circostanza veniva attribuita da uno dei sanitari alla posizione in cui versava il paziente che comunque, a suo dire, respirava avendolo percepito dopo aver posto una mano davanti le sue vie aeree.”
Questo passaggio risulterà decisivo per 'chiamare' a giudizio anche i volontari della Croce Rossa. Ed è in totale contraddizione con la versione dei tre volontari. Infatti, secondo quanto riferiscono, i carabinieri avrebbero segnalato uno “scenario non sicuro”. La pericolosità dell'uomo è stata segnalata da subito come ha specificato nella sua dichiarazione il maresciallo.
SMENTITO DAI VOLONTARI - E non è l'assenza del medico che non può far intervenire i volontari bensì l'invito perentorio dei carabinieri. Come dirà una delle stesse volontarie in sede di interrogatorio. Si legge nel verbale. “Nella situazione specifica ho ritenuto che lo scenario non fosse sicuro perché appena arrivati il Carabiniere con i capelli brizzolati (Castellano è l'unico, visto che gli altri tre sono rasati, ndr) ci aveva richiesto, ad alta voce, con fare perentorio e con tono concitato, di chiamare un medico. Inoltre il fatto che un Carabiniere stava sempre a trattenere le mani dell'uomo a terra, mentre un secondo Carabiniere, con il quale poi si è alternato a trattenere l'uomo, stazionava sempre in piedi nelle vicinanze, come a proteggere il collega, rafforzava in me la convinzione che lo scenario non fosse sicuro. Inoltre il resto della mia squadra non si era mai avvicinata”.
ARRESTO CARDIACO - Poi l'arrivo dell'auto medica verso le 1.40 e la constatazione dell'arresto cardiaco in corso.
“RIENTRO A BORGOGNISSANTI” - Dopo circa venti minuti che venivano praticati i soccorsi al soggetto, lasciavo sul posto gli Appuntati Corni e Della Porta con l'incarico di seguire l'evoluzione delle condizioni del paziente ed eventualmente di scortare l'ambulanza all'ospedale e decidevo di fare rientro in caserma, quella di Borgognissanti, per iniziare la stesura degli atti e l'audizione dei testimoni, precedentemente convocati”. Esattamente il maresciallo inizierà a svolgere le indagini per la rapina. Alle 6 poi svolgerà l'annotazione di servizio e successivamente andrà a farsi refertare con una visita di sette minuti al pronto soccorso di Santa Maria Nuova.
LA MORTE - “Passate da poco le ore 03:00 di quella mattina, apprendevo del1'avvenuto decesso dell'uomo e quindi mi astenevo dal redigere ulteriori atti ad eccezione della denuncia del proprietario del telefono sottratto."
Alle specifiche domande degli agenti di polizia giudiziaria, un tenente colonnello ed un luogotenente dei Carabinieri oltre ad commissario ed un ispettore di Polizia, il maresciallo Castellano spiegherà la dinamica dell'arresto.
“NESSUNA VIOLENZA, ANZI CI SIAMO DOVUTI FAR MEDICARE” - “Non ho colpito e non ho visto colpire da alcuno dei miei militari il soggetto. La forza da noi impiegata è tata finalizzata a vincere la resistenza offerta dall'uomo nelle fasi dell'immobilizzazione. Preciso che io e gli altri tre militari abbiamo dovuto anche noi ricorrere alle cure mediche come da referti medici prodotti in atti”.
Questa affermazione è in evidente contrasto con le decine di testimonianze che riferiscono situazioni completamente diverse da quelle descritte dal maresciallo dei carabinieri. Riccardo Magherini, dicono più persone, è stato colpito con calci all'addome e gli è stata esercitata pressione sulla schiena e sul collo. E in quelle stesse testimonianze viene poi ricostruita il ruolo attivo del carabiniere durante il fermo.
LE MANETTE ED IL MASSAGGIO CARDIACO - Castellano è poi chiamato a rispondere con più precisione sul massaggio cardiaco iniziato con Magherini ammanettato. “Abbiamo rimosso le manette all'individuo durante il massaggio cardiaco praticato dai sanitari della prima ambulanza”. Salvo tentare di giustificare la circostanza con un “non appena ci è stato possibile avvicinarci”.
LE TELEFONATE DOPO LA MORTE - In questa deposizione il maresciallo non fa riferimento alle telefonate effettuate quella notte. O meglio parla solo di quella ricevuta con la comunicazione della morte di Magherini.
Ma quella notte Castellano parlerà più volte con alcuni ufficiali. Alle 2.03 chiama il 112.
“GROSSO PROBLEMA” - “Qui c'è un grosso problema questo è in arresto cardiaco. Lo stanno rianimando” dirà il maresciallo al responsabile del 112. Castellano ripercorre al telefono quello che è successo.
“STAVA BENE” - “E' arrivata la prima ambulanza senza medico e stava bene, a un certo punto, abbian detto questo è da sedare è violento eccetera ci vuole il medico”.
Chissà cosa intende per “stava bene” il maresciallo, visto che più di un testimone riferiva che Magherini “non si muoveva più”.“Aveva le labbra viola” dirà un altro.
“PEGGIORATO” - “Stavamo attendendo l'ambulanza medicalizzata e questo è andato a peggiorare sino ad avere un arresto cardiaco” continua il maresciallo. Quindi si rende conto prima dell'arrivo del medico che Magherini era in arresto cardiaco. Strano visto che nella sua deposizione lo constatava il medico.
“ERA FUORI DI TESTA” - “Ora lo stanno rianimando, capito?”. Il responsabile del 112 di quella notte domanda “questo qua che c'aveva, era impazzito in che senso”. “Era fuori di testa” replica Castellano “ha sfasciato un locale, ha fatto una rapina, ha rapinato un telefono, ha spaccato una macchina..”. La rapina come ha detto nella sua deposizione gliela riferiscono due persone, a cui era stato riferito dalla vittima del furto, e l'oggetto del reato lo prendono in consegna immediatamente i due testimoni che lo riprendono a Magherini per darlo al pizzaiolo. Insomma sa più di giustizia fai da te piuttosto che l'arresto di un ladro per rapina.
“GLI FARANNO IL TOSSICOLOGICO “- “Gli faranno il tossicologico”. Ne è certo il maresciallo. “Era fuori dalle orbite del Signore”. Anche se lui dice che lo trova inginocchiato che chiede aiuto. “In quattro non si riusciva a tenere”.
“HA DATO CALCI E PUGNI A TUTTI QUANTI” - “A voi ha fatto resistenza?” chiede l'operatore al centralino. “Ad Ascenzi ha spaccato la testa, siamo tutti e quattro contusi, abbiamo preso calci e pugni tutti quanti”. I calci e i pugni di Magherini oggettivamente non sono stati visti e quantomeno neanche minimamente descritti in questi termini dai testimoni. L'unica persona ad aver affermato questo è stata il legale dei carabinieri, l'avvocato Maresca, durante un'intervista alla trasmissione Chi l'ha visto?.
“FAI GLI ONORI DI CASA” - “Mi raccomando, tieni (incomprensibile) e fai gli onori di casa”. Così si conclude la chiamata. Il riferimento è ai testimoni che stanno andando a Borgognissanti. “Falli accomodare il sala d'attesa”.
Poi la chiamata delle 2.52, già pubblicata, in cui parla con il comandante del Nucleo Radiomobile, il capitano Cattaneo, e riferisce la morte di Riccardo Magherini. Da morto lo identificheranno.
“FACCIAMO SUBITO UNA PERQUISIZIONE” - “Della Porta e Corni sono a Santa Maria Nuova dove è morto questo qua..”. “E' morto?” “Sì è morto credo durante il trasferimento in ambulanza” “Minchia, cazzo”. “Eh, oh”. “Vabbè..”. Si diranno il capitano e l'operatore del 112. Poi la chiamata continua tra l'ufficiale e il maresciallo. “Allora sappiamo come si chiama”, “un certo Magherini Riccardo”. "Ha problemi psichici?". "Ha un precedente per furto". "Facciamo subito una perquisizione".
Una chiamata, quella tra i due carabinieri, che lascia sgomenti per l'approccio del maresciallo su cui pende il rinvio a giudizio per omicidio colposo. Vorrebbe trovare della droga. Che né addosso a Magherini né a casa sarà mai rinvenuta ma solo nelle risultanze tossicologiche dell'autopsia”. 0,3 grammi erano nel corpo di Riccardo.
Perchè il maresciallo dichiara che Riccardo Magherini è supino quando invece starà, letalmente, prono tutto il tempo dell'arresto? Perchè Magherini viene identificato dopo la morte? Perchè il maresciallo Castellao descrive ai volontari della Croce Rossa uno scenario non sicuro e pericoloso negando di fatto le operazioni di soccorso? E lui si era già accorto dell'arresto cardiaco nell'immediatezza e non solo dopo l'arrivo del medico. Lo dice lo stesso maresciallo nella telefonata delle 2.02. E quella rapina riferita? Perchè quell'operazione è stata gestita da due testimoni e non dai carabinieri? Perchè parla di calci e pugni dati da Magherini? Eppure Magherini al suo arrivo era in ginoccho e chiedeva aiuto e ha tentato di abbracciarlo.
Circostanze, situazioni e comportamenti che meritano dei chiarimenti nel rispetto della vita di un uomo.
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