Ieri è scoppiato il caso Haber, quando l'attore è stato schiaffeggiato da Lucia Lavia durante le prove di Otello, per aver cercato di baciare la giovane attrice. Oltre alla reazione della Lavia anche una querela per Haber e l'allontanamento immediato dallo spettacolo "in quanto i gravi fatti accaduti contrastano palesemente con le più elementari regole di deontologia professionale e con i principi di eticità propri della Cooperativa Nuova Scena". Sull'argomento interviene per esprimere solidarietà all'attrice, il Direttore del Coro Drammatico Renato Condoleo di Firenze, l'autore e regista fiorentino Paolo Bussagli.
Di seguito la nota diffusa dal CDRC
"Il CDRC esprime con forza la più completa solidarietà nei confronti della giovane attrice Lucia Lavia, sottoposta a un trattamento inaccettabile come essere umano, come donna e come professionista. Un attore è un artista e ha i suoi diritti. Ma non ha il diritto ledere o annullare la dignità di una donna per mettere in scena uno spettacolo. Ci mancherebbe altro che per fare un film su uno stupro si potesse accettare di violare la sensibilità di una donna. Ci mancherebbe altro che per fare uno spettacolo sulla violenza alla donna si dovesse davvero usarle violenza. Ci mancherebbe altro che per fare Edipo ci si debba accecare davvero, o costringere la propria madre a fare sesso con noi. Ci mancherebbe altro. Non possiamo accettare che la dignità di una donna sia annichilita perchè un attore ha bisogno di farlo per dar vita e corpo a un personaggio. Ci sono altri modi. Il lavoro dell'attore non ha bisogno di simili violenze squalificanti. Siamo stanchi di una sottocultura provinciale che vede nell'attore e nell'attrice un poveretto che sfrutta le emozioni della propria vita privata perchè non ha arte. Un attore (una attrice) ha una tecnica che prescinde completamente dalla propria vita privata. Se non ce l'ha si arrangi. La impari. Ma non usi le sue mancanze per giustificare la violenza. Solidarietà quindi a Lucia Lavia. Non è la prima donna che è stata costretta a subire follie di questo tipo. Ma se la comunità del teatro italiano vorrà essere unita nel tentativo di imporre un vero rispetto della professionalità dell'attore, forse potremmo sperare che sia stata l'utlima".
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