di Christian Campigli - La Rossa Toscana non c'è più. Il voto di ieri non è stato un episodio tra i tanti, ma la fine di un'epopea. Il Pd è riuscito nella titanica impresa di perdere in un sol colpo Massa, Pisa e Siena. Per capire la proporzione della disfatta basta pensare ai numeri: nel 2013 i dem governavano gli undici comuni capoluoghi di provincia. Ora solo tre.
Lucca (vinta per una manciata di voti e per demeriti palesi del centrodestra e di un candidato molle), Prato e Firenze. Nella città che ha dato i natali a Roberto Benigni e Francesco Nuti la sconfitta di Matteo Biffoni e il cambio di casacca vengono dati sostanzialmente per scontati.
C'è perfino chi rumoreggia di un trionfo già al primo turno. I motivi sono semplici, e vanno ricercati nei due macro temi sui quali il movimento di Matteo Renzi si è letteralmente liquefatto.
La scarsa attenzione ai lavoratori e l'ossessiva convinzione che il mondialismo e la surreale teoria no border fossero assiomi intoccabili. I cittadini, al contrario, chiedono sicurezza.
Ovunque. Anche a Firenze, dove Dario Nardella ha ancora un ampio consenso. Ma non abbastanza da evitare il ballottaggio. E il secondo turno è un esame che, fino ad oggi, ha visto i dem soccombere nove volte su dieci. In molti ora chiedono un'inversione di tendenza.
E un cambio radicale tra i dirigenti regionale del Pd. Primo tra tutti, con un post su Facebook letto da migliaia di persone, Massimo Mattei. L'ex assessore ha sottolineato come la misura sia colma. "Adesso non avete più alibi. Dovete andare a casa".
Un invito che con ogni probabilità, cadrà nel vuoto. Lo scenario nel capoluogo di regione è però quantomai complesso. I grillini trovano ancora molto ostiche le elezioni amministrative.
Non sono ben radicati nel territorio. Sono giovani, come movimento e dovranno crescere. Servirà tempo e capacità. Merce rara, di questi tempi. Discorso ancora più complesso, se possibile, per il centrodestra.
Che ha un'occasione storica. Perché prendere Palazzo Vecchio sancirebbe la morte definitiva del renzismo e, con ogni probabilità, relegherebbe il Pd ad un ruolo marginale nella politica nazionale.
L'anno successivo le regionali sarebbero una passerella. Ma per vincere serve un candidato forte e carismatico. Da presentare alla città non oltre settembre.
Credere di poter far eleggere un consigliere comunale conosciuto solo da una piccola parte dei cittadini o, peggio ancora, un dirigente di partito calato da Milano è pura fantascienza.
Il centro destra avrà la meglio solo se troverà una figura autorevole, che viene dalla società civile, un avvocato, un medico, un imprenditore di successo. Che ama la sua città e che ha voglia di impegnarsi. Meglio se cattolico.
In caso contrario Nardella, nonostante i ritardi della tramvia e la presenza costante di spacciatori africani armati e pericolosi che sostano tutti i giorni all'interno del parco delle Cascine, avrà vita facile. Troppa la sua esperienza, la sua intelligenza politica e la sintonia che, ancora oggi, ha con un'ampia parte del tessuto produttivo.
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