Oggi è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Vogliamo ricordare questa data importante pubblicando storie di donne uccise dal proprio uomo. La violenza di genere è un problema reale e quotidiano. Non giriamoci dall'altra parte.
Michela
Firenze, domenica 15 maggio 2016. Mattia è sotto casa della ex moglie, Michela. I due si sono separati un mese prima. Non hanno figli. L’uomo non si da pace per la fine della relazione con la donna e la segue. Quando è sotto l'appartamento la chiama ininterrottamente sul cellulare, fino a quando è il nuovo compagno di Michela che scende per parlare con Mattia.
Il 33enne se ne va dall’appartamento della donna, ma la sera la contatta nuovamente le e chiede di rivedersi per darle una valigia in cui ha messo la sua roba. Mostra di essersi rassegnato e pronto ad andare avanti con la sua vita.
E così riesce a convincerla a incontrarlo per l’ultimo appuntamento della loro storia. Poco dopo le 21, Michela dice ai suoi genitori: "Scendo 5 minuti, non prendo neanche il cellulare".
Michela incontra Mattia, che le chiede di salire in macchina per parlare, ma non appena è a bordo l’uomo blocca le portiere e si dirige in una strada appartata, vicino al Parco della Cascine, nei pressi del Viadotto. Michela prova a scappare, ma Mattia la colpisce con 47 coltellate all’addome, al collo e al cuore.
Dopo aver ucciso l'ex moglie, alle 21:27, manda un messaggio al suo migliore amico: "L'ho ammazzata, addio". Poi si accoltella alla gola, suicidandosi.
L'amico prova a chiamarlo, senza ricevere risposta, poi avvisa la polizia e alle 23 i due cadaveri vengono rinvenuti all'interno dell'auto. Le braccia di Michela distese verso lo sportello nel disperato tentativo di scappare.
E’ la storia di Michela Noli, uccisa dalla possesso del suo ex marito Mattia Di Teodoro.
Michela era una fiorentina. Aveva 31 anni e lavorava all'aeroporto di Firenze. Bella, decisa, allegra ma seria e responsabile. Legatissima ai suoi genitori. Figlia unica, aveva ereditato da loro la grande passione per i viaggi e la musica.
Mattia Di Teodoro, 33 anni, era impiegato nella tipografia di famiglia. Non aveva precedenti penali ed era conosciuto con un uomo mite.
Giulia
Bagno a Ripoli, 9 maggio 2009 - La sera prima hanno litigato e verso l’ora di pranzo del giorno dopo, Lapo va prendere Giulia. Abitano a pochi metri l’uno dall’altra. Sono stati fidanzati per anni, ma la storia è già finita da mesi. Lei lo ha lasciato e lui ha deciso di andare negli Stati Uniti a studiare l’inglese.
L'appuntamento di oggi è un tentativo di riavvicinamento da parte di lui. Lapo la fa salire in macchina e si dirige verso il bosco di Fonte Santa, a San Donato. Scendono dall’auto, percorrono qualche centinaio di metri.
A questo punto lui, prende un coltello per disossare il prosciutto, che aveva portato con sè. E l’accoltella, dieci volte, uccidendola.
Si lava le mani in una fontanella e riprende il coltello. Si colpisce con tre fendenti alla gola e muore.
Verso le 14 i corpi dei due ragazzi sono trovati da un motociclista a fare cross nel bosco.
Una vicenda atroce che si consuma in un’ora.
Giulia Giusti aveva 22 anni. Studentessa universitaria dagli ottimi voti, era una ragazza gioiosa e amata da tutto il gruppo dei suoi amici.
Lapo Santiccioli aveva 27 anni e lavorava nel mobilificio di famiglia.
Alessandra
Reggello, 15 giugno 2001- La storia di Alessandra e Massimo nasce su una chat via internet. Due anni di relazione che si interrompe a Pasqua. Lei s’invaghisce di un ragazzo del nord, conosciuto sempre in una stanza virtuale.
Lui non accetta questa situazione. Nel tempo compie degli atti diabolici. Le avvelena il cane, uno yorkshire. Poi si pente e le regala un barboncino di nome Thelma. Anche questo prova ad ucciderlo, stavolta soffocandolo con un cuscino.
E’ quasi estate. E’ circa mezzanotte di venerdì sera e Alessandra è fuori con le amiche, quando Massimo piomba nella casa di lei a San Clemente, entrando dalla finestra del bagno.
Sfoglia il diario della ex, le legge una lettera ed entra nella sua casella di posta elettronica. Resta nella casa tre ore, poi spegne il pc e smonta l’hard disk del computer, lo impacchetta e lo appoggia all’ingresso.
Verso le 3.30, Alessandra torna e Massimo è in casa ad aspettarla. La pugnala venti volte al torace con un coltello da cucina. Poi le taglia la giugulare e aspetta di vederla morire dissanguata.
Qualcuno sente dei rumori e lui fugge a bordo della sua auto, una Volvo 960, poi arriva a Firenze, in viale Europa, dove si ferma e chiama il 112. «Ho ucciso la mia fidanzata perché non voleva tornare con me».
Alessandra Barluzzi aveva 33 anni. Era alta, mora e con gli occhi scuri. Era impiegata in uno studio di commercialisti a Incisa Valdarno.
Massimo Rossi, aveva 34 anni ed era un imprenditore nel settore del marmo a Carrara.
Mara
Cerreto Guidi, 18 aprile 2006 - Sono le quattro del mattino. Mara sta dormendo a fianco di suo marito, Fabio. Lui si alza e senza apparente motivo le infila cinque mozziconi di sigaretta in bocca. Due sono ancora accese. Resta lì in attesa che smetta di respirare. Nella stanza accanto c’è la loro figlia di otto anni che dorme.
Mara è morta e Fabio esce in mutande e canottiera. Prende l’auto e inizia a vagare. Lo ritrova la polizia seduto al volante nel parcheggio davanti alla fabbrica dove lavora.
Mara Piccardi aveva 38 anni e faceva la parrucchiera.
Fabio Balducci aveva 40 anni all’epoca. Operaio con un passato da ex alcolista.
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