Bene, ma non benissimo. Questi ultimi due giorni di campagna elettorale hanno evidenziato alcune crepe nelle tattiche dei candidati di centro-destra e centro-sinistra per Palazzo Vecchio. Iniziamo da Ubaldo Bocci. Mister Azimut non riesce a trovare una propria linea politica definita. Alterna frasi democristiane (“Prima gli Italiani? No, prima la legalità. Dobbiamo partire dai diritti e dai doveri”), pronunciate questa mattina a LadyRadio, a prese di posizione suggestive, come l'annuncio di non festeggiare il 25 aprile. Una scelta che ha magicamente ricompattato tutta la sinistra. Che si è scagliata con veemenza in difesa dell'antifascismo e della Resistenza. Troppi i commenti per poterne citare anche solo una piccola parte. Persino tra i militanti di destra l'uscita di Bocci non è stata ben compresa. Non si capisce perché un candidato che strizza l'occhio ai moderati poi caschi su una buccia di banana così ben visibile. Un altro aspetto che non è piaciuto dell'attivista di Unitalsi è la scarsa precisione nelle risposte. I cittadini si aspettano soluzioni. Chiare e secche. I residenti di via Accademia del Cimento o di via Canova non riescono a digerire, ad un mese dal voto, un candidato che pronuncia frasi ambigue tipo “non ho la bacchetta magica, son qui per ascoltare”. Ma se Atene piange, certo Sparta non ride. Dario Nardella, che nei mesi scorsi era stato bravo a recuperare consensi e a smarcarsi dall'ombra di Matteo Renzi, ieri ha ecceduto nel racconto di una Firenze senza problemi. Basta leggere Ernesto Ferrara, su La Repubblica di oggi, per rendersene conto. Lo storytelling “va tutto bene, ci stiamo occupando di ogni dettaglio”, non funziona. E rischia di far apparire l'attuale inquilino di Palazzo Vecchio come un abitante dell'iperuranio. Firenze non avrà magari i problemi nei quali versavano Pisa o Massa (amministrate dal Partito Democratico e passate in mano leghista), ma non è nemmeno Disneyland. Anche identificare nel proprio avversario Matteo Salvini, cercando di screditare Ubaldo Bocci, rischia di essere un boomerang. Può cioè venir percepito dall'elettorato ancora incerto su cosa votare come una debolezza. Perché, come diceva Franco Battiato nel 1981 “Cerco un centro di gravità permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente, over and over again”.
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