Era un'afosa estate, quella del 1997. Io avevo ventuno anni e scrivevo in un piccolo settimanale locale. Un redattore, che all'epoca di anni ne aveva 60, ed era stato una grande firma di Paese Sera, mi prese da una parte e mi disse. “Se vuoi occuparti di politica, ricordati queste mie parole. Le migliori notizie proverranno quasi sempre dal fuoco amico. Cioè da colleghi di partito, che ufficialmente si stimano, ma sotto sotto si detestano. L'invidia è uno dei sentimenti più forti e noi giornalisti dobbiamo essere come gli atleti di judo e sfruttare le debolezze altrui”. Una lezione che nel corso di venti anni di carriera non ho mai dimenticato e che mi ha portato a raccontare numerosi retroscena.
E a dare, come si dice in gergo, discreti buchi. Una settimana fa un esponente di un importante movimento politico mi chiama. Quando vedo il nome sul display mi sorprendo molto, in dieci anni che lo conosco quella sarà la seconda telefonata che si degna di farmi. “Ho una notizia per te, e la voglio dare solo a te - di solito quando i politici ti dicono così è perché hanno fatto il giro delle sette chiese rimbalzando furiosamente - “Sai nulla del concorso che ha portato all'assunzione di 47 vigili urbani? No, beh ti racconto tutto io. Uno schifo....”. La “clamorosa” notizia sarebbe l'assunzione di parenti di alcuni membri della polizia municipale prossimi alla pensione e del figlio di un consigliere comunale. Uno di quelli di peso. Notizia ghiotta se sotto c'è qualcosa di irregolare, un concorso truccato, domande sapute in anticipo, commissione che sapeva già chi doveva scegliere. Di scarso interesse qualora, al contrario, queste persone abbiano vinto il concorso in modo onesto e trasparente, come tutti gli altri 41. Se essere “figlio di” non deve essere un vantaggio, non può nemmeno essere una diminutio.
La fonte ovviamente non ha prove di situazioni irregolari, ma mostra con convinzione il documento che attesta i risultati del suddetto concorso (documento, per altro, scaricabile da chiunque sul sito del comune). Perché allora esce questo articolo se non ci sono prove di irregolarità? Perché il familismo è una piaga terribile. E assai diffusa nella nostra bella Toscana. Servirebbe la Treccani per elencare tutti gli episodi. Anche il solo sospetto che possa esserci un nuovo caso ci obbliga a raccontare questa storia (che, se sarà ritenuto necessario, verrà approfondita dalla magistratura). Sul tema è intervenuto anche il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Alessandro Draghi. “Dopo lo scandalo dei concorsi a Careggi, avvenuto nel gennaio dell'anno scorso, siamo di fronte ad un nuovo caso di parentopoli? Si comprende che ad un concorso pubblico tutti sono liberi di parteciparvi ma quando ad arrivare davanti sono i figli di dipendenti e di esponenti politici il dubbio rimane. A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti”.