"Firenze Mare" è ancora più bella di Simone Innocenti

La filosofia teoretica dalla prospettiva di Foucault era un'archeologia del sapere, in cui si risaliva (talvolta anche controcorrente) al punto d'origine delle epoche o alle fratture dei momenti storici più pregni.

 

 

Ebbene, come magistralmente fece Foucault, anche in questo viaggio fluidissimo nella 'Firenze Mare' (Perrore Editore) dai mille volti di Simone Innocenti, cronista di razza del Corriere Fiorentino, tutto acquisisce una risposta che l'autore posa senza dubbio tra le righe.

A partire dall'inconfutabile postulato per cui Firenze è una città di mare, la complessiva certezza finale risulta essere quella per cui niente asseconda il senso comune senza l'accompagnamento interiore e, proprio per questo, ogni cosa ingenera stupore in chi legge i passi, le mura, l'arte, le suggestioni delle epoche, il sacro rivolo di ciò che ogni viandante ha dentro e che con Firenze si sprigiona.

 

 

Bagnata dall'Arno, il suo mare senza sale, "Firenze si disinteressa di chi la visita e di chi ci mette le tende" - ricorda Goldkorn nella prefazione -, è una città per buongustai che riescono ad apprezzare il suo pane sciapo e la discrezione dei fiorentini, che, sempre citando Goldkorn, "bastano a se stessi, ma vedeno di buon occhio gli altri, purché sappiano mantenere le distanze".

 

 

Con dovizie di particolari e con grandi intenti prosaico-artistici, l'autore concede a grandi bocconi il gusto dell'egocentrismo storico di una città che non si rassegna ad essere semplicemente urbana e che lotta con la coscienza dei secoli per poter essere ancora la più bella.