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Presentazione del libro di Pippo Russo

Ulivieri: “Lasciando il calcio in mano ai manager si rovina questo sport”

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

“Il mondo dilettantistico e quello professionistico sono due realtà completamente diverse.

Il mondo dilettantistico è quello del sociale, dove c'è il senso dello stare insieme, il senso di comunità; il mondo professionistico ha tre finalità: produrre spettacolo, risultati e risorse, dopo questo non c'è altro. Si sbaglia a chiedere al mondo professionistico valori come quelli morali e sociali”. Lo ha detto Renzo Ulivieri, intervenendo ieri, presso l'Atletica Castello in via Reginaldo Giuliani a Firenze, alla presentazione del nuovo libro di Pippo Russo “M. L'orgia del potere - Controstoria di Jorge Mendes, il padrone del calcio globale”, Edizioni Clichy, in uscita il prossimo 27 ottobre. Nel libro di Russo si spiega come oggi i padroni del calcio siano gli attori finanziari che a loro volta diventano datori di lavoro dei presidenti delle società, andando, di fatto, a minare la libertà d'impresa nel mondo del pallone. All'iniziativa, moderata da Massimo Torelli, che si inseriva all'interno degli incontri 'Arrivano i NOstri' per sostenere il no al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, ha partecipato anche Maurizio Landini (segretario generale della FIOM-CGIL).

“Il calcio – ha proseguito Ulivieri – è diventato un fenomeno, e non poteva essere diversamente dato che ci gira tanto denaro, che doveva per forza passare in mano alla finanza. Chi era proprietario è diventato dipendente, tant'è che oggi tantissimi presidenti sono amministratori”. “Piano piano c'è disincanto – ha affermato Ulivieri – c'è negli stadi e nelle televisioni. Il numero di abbonati alle pay TV sta diminuendo, probabilmente perché sta diminuendo la passione. Se tutto diventa commerciale, se devi vendere tutto, se devi vendere un'intervista tra il primo e il secondo tempo o le immagini degli spogliatoi per far vedere come si stanno vestendo i giocatori, io stacco, perché non voglio che il mio televisore sia un numero che giustifica che il mondo del calcio prende soldi da quelle interviste che sono patetiche. Tra il primo e il secondo tempo – ha spiegato – chiamano il calciatore della squadra che sta vincendo che dice 'siamo in vantaggio, ma nella ripresa dobbiamo stare attenti perché ci sarà la reazione della squadra avversaria', mentre quello della squadra che sta perdendo dice 'siamo andati sotto, però dobbiamo reagire'. Se riescono a vendere questo, vuol dire che noi possiamo bere di tutto. L'unico modo che è rimasto al cittadino per controbattere è quello di spengere la televisione”. “Cosa rimane a questo mondo? La passione, quella che nasceva dal fatto che il piccolo qualche volta può battere il più grande. Con un'equa distribuzione delle risorse il Campionato avrebbe potuto essere incerto, ma questo non è stato fatto e quindi la Fiorentina, il Verona o la Sampdoria che vincono lo scudetto non lo vedremo più, perché le grandi non vogliono dividere. Lasciando in mano ai manager che vogliono vendere tutto e subito, ma che non sanno fare i conti coi tifosi che diminuiscono negli stadi e alle TV, che ne sarà del calcio – si è interrogato Ulivieri – quando non ci sarà più nessuno a vederlo? Noi come componenti tecniche, ovvero allenatori, calciatori e anche arbitri, cerchiamo di spiegargliele queste cose (ai 'politici' del calcio, ndr), ma è estremamente difficile: loro hanno una visione cortissima e non riescono a vedere quello che può succedere tra dieci anni. Che cosa rimane? Resta il piccolo spazio dove siamo andati a giocare tanti di noi, la fantasia che nasce da questo sport, la voglia di giocare, di divertirsi e di stare insieme. È una lotta dura, ma probabilmente riusciranno a far cadere quello che è nella sensazione di tutti lo sport più bello. Lo sport più bello per una ragione: perché qui possono giocare tutti, chi è basso, chi è alto, e se un bambino è un po' cicciotto si mette in porta e si gioca. Il calcio è una grande mamma che accoglie tutti. Rovinare questo sport – ha concluso Ulivieri – è un attacco alla società e noi da questo punto di vista dovremmo essere vigili”.

 

Donato Mongatti

 

Nella foto: Ulivieri, Landini, Torelli e Pippo Russo

 

 

 

 

 

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