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Processo di appello a Firenze

Morì fuggendo da tentato stupro, i genitori: "Il Ministro Bonafede seguirà il caso"

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Immagine articolo - ilsitodiFirenze.it

"Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ci ha detto che guarderà con attenzione tutto il materiale che gli abbiamo portato e che se ci fossero degli errori ci sarà una risposta".

Lo dicono i genitori di Martina Rossi, la studentessa genovese di 20 anni che precipitò dal balcone di una camera di albergo a Palma di Maiorca il 3 agosto 2011. Bruno Rossi e Franca Murialdo avevano scritto nei giorni scorsi al Guardasigilli chiedendo di poter essere ricevuti per informarlo della vicenda giudiziaria. "È talmente grave quello che successo a mia figlia - dice Bruno Rossi - è inaudito. L'incontro col ministro è stato positivo. Ci ha detto che la vicenda di Martina verrà seguita sicuramente". "La corte di appello - conclude il padre di Martina - ha deciso in 20 minuti che un reato era prescritto. Noi sosteniamo che per quella storia la prescrizione doveva essere più lunga. Purtroppo, la nuova riforma non può essere applicata al nostro caso". Per la morte di Martina sono a processo, davanti alla corte di appello di Firenze, L. V. e A. A., condannati ciascuno a 6 anni in primo grado dal tribunale di Arezzo il 14 dicembre 2018. Lo scorso novembre, però, i giudici di secondo grado avevano già dichiarato prescritto il reato di morte come conseguenza di altro reato ed era rimasta in piedi la sola accusa di tentata violenza sessuale di gruppo, che però si prescriverà nel 2021. I giudici di appello avevano rinviato il processo a settembre di questo anno, a causa di una carenza di organico negli uffici giudiziari. Alcuni giorni dopo, però, era stata anticipata l'udienza al 10 febbraio. A Genova, invece, è pendente il processo per falsa testimonianza a carico dei compagni di stanza dei due imputati. Secondo l'accusa, Martina precipitò dal balcone mentre cercava di fuggire da un loro tentativo di violenza sessuale. Gli investigatori spagnoli avevano archiviato la morte come suicidio, ma la tenacia dei genitori della studentessa aveva portato la procura di Genova a riaprire il caso. I due amici erano stati ascoltati con una intercettazione ambientale nella sala d'aspetto degli uffici giudiziari, mentre parlavano tra loro di stupro. (ANSA)

 

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