"Quello che è accaduto costituisce un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese. Chi non reagisce accetta che si metta in discussione il principio della separazione dei poteri e lascia che siano i magistrati a decidere che cosa sia un partito e cosa no". Lo ha detto Matteo Renzi, riferendosi all'indagine sulla Fondazione Open che vede indagati, tra gli altri, anche il suo fedelissimo Marco Carrai.
"Il prestito per la casa non c'entra, miei denari sono pubblici", ha aggiunto riferendosi ad un'inchiesta de L'Espresso sull'acquisto del suo appartamento a Firenze.
E' un fiume in piena Matteo Renzi il giorno dopo le perquisizioni nei confronti di vari soggetti implicati nell'inchiesta sulla Fondazione Open e su un presunto finanziamento illecito ai partiti ipotizzato dalla Procura di Firenze.
"Non sto attaccando l'indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l'indipendenza della politica. Aspetteremo le indagini con la libertà di chi conosce la verità. Ma contemporaneamente porteremo a tutti i livelli istituzionali lo sconcerto di chi vede messo in dubbio una colonna del sistema istituzionale con due magistrati che invadono il terreno della politica", ha sottolineato l'ex premier.
Un articolo uscito per l'Espresso "dice che nell'acquisto della mia abitazione io abbia ricevuto un prestito", ha affermato ancora l'ex premier. "Sì, è vero. Ma questa storia non ha nulla a che vedere con la vicenda Open. Dovendo fare un anticipo ho fatto una scrittura privata con una persona per un prestito concesso e restituito nel giro di quattro mesi. I miei denari sono pubblici. Non c'entra nulla con la fondazione".
"Questa è una ferita al gioco democratico perché noi abbiamo fatto la battaglia per abolire il finanziamento pubblico", ha proseguito Renzi. "Ma poi se chi del tutto legittimamente finanzia una fondazione, vede che questa fondazione viene improvvisamente trasformata dall'interpretazione di un magistrato in un partito. Vuol dire che io ho fondato un partito a mia insaputa, mettiamola così".
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