Al via stamani nell'aula bunker del tribunale di Firenze il processo per l'omicidio di Duccio Dini, il 29enne ucciso nel giugno dello scorso anno, durante un inseguimento tra famiglie rom in via Canova.
I sette imputati, tutti di etnia rom, presenti in aula, dovranno rispondere dell'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale e del tentato omicidio di un loro connazionale, oggetto della spedizione del commando armato di mazze e bastoni.
A presiedere la corte con la giuria popolare, formata da otto donne e due uomini, è il dottor Raffaele D'Isa che ha fissato otto udienze fino al mese di novembre. Si ripartirà il 12 settembre con le prime testimonianze richieste dal pm Tommaso Coletta.
Presenti in aula anche i familiari di Duccio Dini e circa trenta amici del 29enne, che hanno seguito tutta l'udienza seduti tra i banchi del pubblico. In aula anche alcuni parenti degli imputati.
Durante l'udienza di oggi sono state discusse alcune istanze presentate dagli imputati. La corte, infatti, ha concesso alcune visite mediche, mentre ha negato il permesso lavorativo per uno degli odierni imputati, Mustafa Remzi.
Rischiano invece di non partecipare al processo alcune delle parti civili che si sono già costituite, fra queste l'associazione Duccio Dini onlus. Il presidente D'Isa ha fatto notare come la costituzione dell'associazione in memoria del 29enne sia, ovviamente, avvenuta successivamente alla morte del giovane. Se ne discuterà nella prossima udienza. "Questi rischio c'èsempre stato, il presidente ha fatto una semplice osservazione che sara' oggetto di discussione al momento opportuno" ha commentato l'avvocato Marco Ungar, legale dell'associazione.
Non sono state ammesse le telecamere per le riprese televisive
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