“Dispiace che il Presidente della Toscana, Enrico Rossi, da sempre in prima fila per difendere il diritto e contro l'ingiustizia, subito dopo la sentenza Monsanto, emetta un editto vietando l'utilizzo del glifosato in Toscana.
Dispiace soprattutto perché così si rischia di danneggiare irreparabilmente centinaia di aziende senza alcuna ragione, ma solo sulla base di una impressione. Ci immaginiamo che presto arriveranno editti simili per proibire anche il consumo della carne rossa e del caffè visto che entrambi questi alimenti fanno parte della stessa tabella di presunta pericolosità cancerogena del glifosato”. Così Francesco Mati, presidente sezione prodotto florovivaistico Confagricoltura Toscana, critica la decisione del governatore toscano di voler proibire l'uso del glifosato nei campi della Toscana.
“L'invito che vogliamo fare a tutti è di usare il buon senso - spiega Mati - ed evitare scelte irreversibili che potrebbero causare danni, diretti o indiretti, alle aziende florovivaistiche e agricole in genere. Perché non c'è alcun fondato motivo scientifico che giustifichi azioni del genere. Infatti l'elemento potenzialmente cancerogeno è un additivo e non il glifosato su cui sono state fatte migliaia di indagini e ricerche senza alcuna conclusione certa sulla sua presunta minaccia cancerogena”.
“Il danno più grave però – continua il presidente delle aziende flovivaistiche toscane - è questa tendenza a dare credibilità al complottismo e al “sembra quindi è vero” . Si tratta di un virus che si sta diffondendo, questo sì altamente inquinante almeno per le menti. E' un meccanismo deleterio che finisce per legittimare le credenze e le superstizioni ponendole allo stesso piano della seria e rigorosa ricerca scientifica finendo in un circolo vizioso che rischia di trascinare a fondo tutta la nostra società come la vicenda dei vaccini sta mostrando anche in questi giorni”.
Per Mati si può certo “invitare a un uso accorto, consapevole e limitato del glifosato”, ma non si può certo “vietarne l'utilizzo dalla sera alla mattina senza alcun a motivazione scientifica ma mettendo in ginocchio centinaia di aziende agricole e non”.
Tanto più, ricorda il dirigente di Confagricoltura, che dal 1971 il glifosato ha cambiato molti sistemi di produzione in agricoltura, e quindi, in mancanza di un valido sostituto, vietarne totalmente l'utilizzo significa concretamente obbligare a cambiare tutti i sistemi di produzione fin qui realizzati dalle imprese agricole, il che, concretamente, vuol dire obbligare le aziende a trovare risorse straordinarie e aggiuntive in un momento in cui il settore non è in gran salute economica.
“Serve raziocinio - è l'invito finale di Mati - e senso di responsabilità soprattutto da parte di chi ci governa a ogni livello altrimenti sarà una inarrestabile corsa senza fine a inseguire il titolo a effetto col risultato che ci troveremo sempre più di fronte a decisione prese sui “sentito dire” e non sui dati certi della scienza. Se si vuole evitare una nuova caccia alle streghe occorre che tutti, a cominciare da chi ha responsabilità collettive più importanti, evitiamo di raccontare che in giro ci sono nuove streghe anche se nessuno le ha mai viste".
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