L'ex premier Silvio Berlusconi, citato come teste assistito davanti alla Corte d'Assise d'Appello che celebra il processo di secondo grado sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'ex presidente del Consiglio ha negato anche il permesso di farsi riprendere e fotografare in aula.
"Su indicazione dei miei legali, mi avvalgo della facoltà di non rispondere", ha detto l'ex premier alla corte.
Appena entrato in aula, accompagnato dai suoi avvocati Franco Coppi e Nicolò Ghedini, i giudici gli avevano illustrato le prerogative che gli erano garantite dallo status di teste assistito, determinato dal fatto che a suo carico pende un'inchiesta della Procura di Firenze sulle stragi del '93, quindi su fatti "probatoriamente collegati" a quelli oggetto del processo "trattativa".
La corte, dunque, ha preliminarmente avvertito l'ex premier della possibilità di non rispondere precisando, inoltre, che qualora avesse risposto avrebbe assunto "l'ufficio di testimone", quindi obbligato a dichiarare ogni informazione in suo possesso.