Comincia a farsi sentire l’effetto della sentenza del Tar Lombardia che impedisce di smaltire i fanghi da depurazione civile provenienti dalle fosse biologiche in Lombardia, dove finora quelli toscani erano diretti. Sentenza a cui ha fatto seguito in agosto l’ordinanza del presidente della Regione Enrico Rossi, che per superare l’emergenza ha stabilito che i fanghi dovranno essere smaltiti tutti utilizzando le discariche esistenti in terra di Toscana.
Ognuna dovrà accogliere 1.800 tonnellate di fanghi al mese provenienti dai depuratori civili toscani, che producono in media 10mila tonnellate mensili. Il tutto avverrà con un criterio di prossimità, cioè ciascuna discarica accoglierà soltanto i fanghi prodotti dai depuratori collocati nelle aree vicine.
Il problema è che questo meccanismo ha determinato un aumento dei costi di conferimento in discarica, che le ditte che si occupano dello smaltimento devono giocoforza ricaricare sugli utenti finali, cioè sul cittadino, che secondo le prime valutazioni potrà provocare un rincaro delle tariffe anche del 30%.
“La questione è molto delicata - commenta il presidente di Confartamministratori, Alessandro Ferrari - poiché questo aumento rischia di incidere non poco sui conti delle famiglie e quindi dei condomini. Senza contare il fatto che le discariche hanno limitazioni precise sulle quantità di fanghi che possono accogliere, che determineranno ovviamente serie ripercussioni sul servizio, con le aziende che si occupano della pulitura delle fosse biologiche costrette a razionare gli interventi, rendendo difficile rispondere a tutte le esigenze dei cittadini quando invece si tratta di frequente di interventi non rinviabili pena la vivibilità degli ambienti. Al di là dell’emergenza servono dunque soluzioni concrete e definitive da prendere in tempi stretti”.
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